Cir balza in Borsa. Il Biscione fa i conti

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MILANO — I contabili sono stati al lavoro tutto il pomeriggio ieri in via Paleocapa, sede della Fininvest della famiglia Berlusconi, e in via Ciovassino, quartier generale della Cir della famiglia De Benedetti. Dall’una e dall’altra parte si sono calcolati gli effetti della sentenza definitiva della Cassazione che ha condannato la holding del Biscione a risarcire la società di Carlo De Benedetti per la corruzione del giudice Vittorio Metta nel lodo Mondadori del 1991. In Fininvest si è cercato di capire quanto sarà pesante sui conti l’esborso definitivo, mentre in Cir hanno calcolato quanto resterà in pancia dei 564 milioni incassati nel 2011 dopo la vittoria in appello ma «congelati» (e investiti fino a poche settimane fa in conti di liquidità e «pronti contro termine» al 2,5% di interessi l’anno) in attesa della sentenza finale.
L’aspetto curioso di questo finale di partita è che tecnicamente sarà De Benedetti a staccare un assegno di circa 70 milioni di euro (comprensivi di interessi e inflazione) a favore di Berlusconi; ma si tratta di un mero storno di denaro frutto del complicato ricalcolo da parte della Cassazione di alcune componenti che hanno determinato il danno nella cifra finale di 494 milioni, secondo i calcoli della Cir. Che ora dovrà decidere che cosa fare di tutto questo denaro.
La cifra è imponente: è pari a circa metà del valore di Borsa della stessa Cir, ieri 913 milioni, e superiore al valore della controllante di famiglia, Cofide, che ieri era di 400 milioni. Insomma, anche se sul risarcimento andranno pagate le tasse, c’è ampio spazio per forti rialzi di Borsa, non a caso cominciati già ieri pomeriggio quando la sentenza è stata resa nota a mercati ancora aperti: Cir è schizzata del 6,9% a 1,22 euro; molto più forte, +8,3%, è stato il rialzo di Cofide, direttamente in mano a Rodolfo, Marco e Edoardo De Benedetti, i tre figli cui l’Ingegnere — rimasto presidente onorario e consigliere d’amministrazione — lo scorso ottobre ha donato tutte le azioni della Carlo De Benedetti & C. sapa. In rialzo del 2% è andata anche Sogefi, la società di componentistica per auto del gruppo, mentre ha continuato la perdita L’Espresso (-0,5%).
Il mercato sta facendo le sue previsioni: un report di Banca Akros prevede che le azioni di Cir possano rivalutarsi fino a 1,58 euro. Dalla società guidata da Monica Mondardini non filtrano commenti su come potrà essere usato questo fiume di liquidità, ma le ipotesi sono di una risalita del denaro verso le holding di famiglia dei De Benedetti, considerato anche che nel 2012 le svalutazioni avevano fatto chiudere il bilancio in perdita e non erano state pagate cedole. Tecnicamente potrebbe avvenire, secondo gli analisti di Kepler Chevreux, attraverso un maxi-dividendo straordinario oppure attraverso un riacquisto in Borsa delle stesse azioni Cir (cosiddetto «buy-back»). Tuttavia ci sono anche da considerare i problemi interni al gruppo presieduto da Rodolfo De Benedetti: la semestrale a giugno 2013 si è chiusa in perdita per 164 milioni circa, in particolare a causa di Sorgenia, il gruppo dell’energia piuttosto in difficoltà: nel semestre ha subito 190 milioni circa di svalutazioni e ha debiti per circa 1,5 miliardi da rinegoziare e rimborsare con le dismissioni di centrali. Ma al momento non ci sono segnali che quei capitali prendano la via verso il basso.
In Fininvest invece quella che fino ad oggi è stato considerato un evento «improbabile» dovrà essere messo nero su bianco nel bilancio. L’effetto dovrebbe essere quello di una perdita pesante, di circa 400 milioni di euro, e il patrimonio netto dovrebbe ridursi di conseguenza dai 2,5 miliardi di fine 2012. La cifra finale non è ancora nota, perché dipenderà anche dal risultato delle varie partecipate a cominciare da Mediaset, Mondadori e Mediolanum, ieri peraltro non colpite particolarmente in Borsa.
Per la Fininvest si tratterà del secondo bilancio consecutivo (e di sempre) chiuso in negativo, dopo i -193 milioni del 2012 . Le conseguenze potrebbero essere significative per la famiglia Berlusconi, che controlla il gruppo attraverso una rete di sette Holding Italiana intestate a Silvio e ai figli Marina, Piersilvio, Barbara, Eleonora e Luigi: lo scorso marzo ha potuto incassare 93,6 milioni solo grazie alla distribuzione di riserve straordinarie, visto che non erano stati staccati dividendi. Bisognerà vedere se per il 2013 i Berlusconi decideranno di saltare un giro o punteranno a una nuova distribuzione di riserve.
Fabrizio Massaro


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