Bruxelles, nuovi ostacoli per la Tobin tax compromesso sulla sorveglianza bancaria
BRUXELLES — Sorge un nuovo ostacolo sulla strada della Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che undici Paesi dell’Ue hanno deciso di varare nonostante la forte opposizione della Gran Bretagna e di altri governi. Ieri infatti è stato pubblicato un documento interno del servizio giuridico del Consiglio che esprime un giudizio negativo sulla proposta presentata in materia dalla Commissione. Secondo questa opinione, la tassa sulle transazioni finanziarie (FTT) sarebbe illegale perché « lede la competenza fiscale degli stati membri che non partecipano», là dove conferisce ai governi che aderiscono all’accordo fiscale il diritto di tassare le transazioni fatte dalle proprie banche anche in Paesi che non hanno adottato la norma.
La Commissione, che aveva presentato la proposta ora all’esame dei governi, ha reagito molto duramente dicendosi in «totale disaccordo» con le conclusioni del rapporto. «E’ solo uno dei tanti pareri espressi e di certo non implica alcun necessario rallentamento di lavori», ha commentato la portavoce del commissario alla fiscalità. La Tobin tax dovrebbe essere approvata entro il 2014. Anche la Germania, che con Italia, Francia, Spagna, Belgio, Austria, Grecia, Portogallo, Slovenia, Estonia e Slovacchia ha deciso di adottare la tassa, ha espresso l’intenzione di procedere comunque. Si rallegra invece la Gran Bretagna, principale piazza finanziaria dell’Unione, che aveva già presentato un ricorso alla Corte di Giustizia di Lussemburgo.
Intanto sembra si stia profilando un compromesso tra il Parlamento europeo e la Bce sul conflitto che minacciava di bloccare l’approvazione delle norme sulla sorveglianza unica europea da parte dell’assemblea di Strasburgo. Il voto finale sul provvedimento, previsto per ieri, era stato rinviato dopo che il Parlamento aveva chiesto che la Banca centrale, che eserciterà il controllo sul sistema bancario, si impegnasse a fornire « alla commissione Affari economici e monetari a porte chiuse qualsiasi informazione confidenziale concernente i compiti che gli sono richiesti».
La Bce, che considera la riservatezza sul proprio processo decisionale una parte integrante della propria indipendenza, aveva rifiutato. E il Parlamento per ritorsione aveva rinviato il voto in plenaria previsto per ieri. In serata, però, dopo un colloqui tra il presidente del Parlamento Martin Schulz e quello della Bce, Mario Draghi, si è delineato un possibile compromesso con l’impegno della Banca centrale a fornire non le minute stenografiche delle riunioni ma un verbale comunque «completo» delle discussioni che hanno portato alle decisioni. Il voto dovrebbe dunque tenersi in settimana senza ritardare
l’entrata in vigore della vigilanza unica europea.
Sempre ieri il Parlamento ha raggiunto un accordo con il Consiglio sulle norme che sanzionano gli abusi di mercato in campo finanziario. Dopo una
lunga discussione, gli eurodeputati hanno ottenuto un forte inasprimento delle sanzioni che potranno essere comminate alle società colpevoli di abusi. La somma da pagare potrà arrivare fino a tre volte il profitto realizzato grazie all’abuso e non dovrà comunque essere inferiore al 15 per cento del fatturato
annuo.
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