by Sergio Segio | 7 Settembre 2013 6:38
ROMA — Al tramonto nuvole nere sembrano avvolgere i i dodici deputati grillini che hanno conquistato la vetta di Palazzo Montecitorio. Accostati al cornicione più alto, si godono lo striscione in difesa della Costituzione. L’hanno fissato sulla facciata per protestare
contro la modifica dell’articolo 138 della Carta. E non sembrano intenzionati a rincasare. «Restiamo qui tutta la notte», giura la piemontese Laura Castelli. «Beppe è con noi!», esulta l’onnipresente Alessandro Di Battista. Guai se i vigili del fuoco o gli assistenti parlamentari superano l’immaginaria linea di confine che difende l’azione degli intrepidi: «Saliamo più su – minacciano – fino al campanile». Con buon senso, il questore Gregorio Fontana li rassicura, paterno: «Ragazzi, tranquilli. L’importante è che nessuno si faccia male ».
Tutti a naso in su, in piazza Montecitorio. Carabinieri e turisti, telecamere e attivisti. Ogni tanto, sopra lo striscione “La Costituzione è di tutti”, spunta una piccola bandiera pentastellata. C’è euforia. «Robertooo», grida dall’alto il deputato Giuseppe D’Ambrosio. «Buttatiii», risponde sorridente il collega Roberto Fico da sotto l’obelisco. Poi, più serio: «Lui è un combattente». E, rivolgendosi alla web tv grillina “La Cosa”: «Li mandiamo tutti a casa». Collegato agli occupanti attraverso mega cuffie, il barese Giuseppe L’Abbate prova a mettere ordine: «Ragà, mi sentite? Basta gridare, non fate i
vastasi (più che maleducato, ndr)».
Il blitz è andato in porto senza incidenti. Fulmineo. Annunciato al mondo da un tweet di Beppe Grillo: «La Costituzione è di tutti.
Difendiamola». Tutti su in ascensore, fino al terzo piano della Camera. Poi a spasso sui tetti, fino alla meta. Pochi minuti e la notizia rimbalza in Aula, provocando un putiferio.
I democratici bocciano la «pagliacciata », il Pdl attacca: «La nostra dignità non può essere svenduta ». Il Presidente Laura Boldrini, infuriata, convoca l’ufficio di Presidenza per sanzionare un «episodio di eccezionale gravità che lede il prestigio delle istituzioni e comporta dei costi». Si deciderà lunedì, l’idea di uno dei questori è far pagare ai grillini le spese extra sostenute dal Palazzo per mettere in sicurezza la missione sui tetti.
La trattativa per far terminare l’inedita protesta inizia fin da subito. Con un dilemma: intervenire o lasciarli fare? Sui tetti c’è il nucleo duro dei falchi cinquestelle. Sotto un movimento dilaniato da recenti polemiche a mezzo streaming. Dalla piazza gioisce il capogruppo del Senato Nicola Morra: «Cosa otteniamo? Attenzione. Un gesto futurista? Una protesta pacifica e creativa». E anche a Palazzo Marini sembra siano sventolate altre bandiere. Un “dissidente” come Aris Prodani, invece, lascia la piazza veloce. Abbronzatura, trolley e poca voglia di condividere l’emozione.
Cala la notte. Dai tetti fanno sapere di avere pensato a tutto. Il kit dell’occupante prevede acqua, frutta secca, barrette di cereali, computer e carica IPhone. «Gli ombrelli? Non servono. La birra? Ma no…», giura Laura Castelli. Che poi, seria, aggiunge: «Nessuno vuole opporsi a questo modo di modificare la Costituzione. Neanche Napolitano».
Appunto, il Capo dello Stato. Nella chat interna al gruppo si discute subito di una “pazza idea”. C’è chi vuole metterla giù così: «Il Presidente venga ad ascoltarci, altrimenti noi non scendiamo». Viene avvertito Grillo. Che magari è davvero entusiasta del blitz, ma fa sapere: «No, ragazzi, lasciate perdere Napolitano. Non è il caso». Sul momento i deputati eseguono.
Quando scoccano le 22, il siciliano Di Stefano risponde al cellulare: «Tutto tranquillo, ci prepariamo alla notte. Per la Camera non ci sono costi aggiuntivi. Né luci, né altro. E il responsabile per la sicurezza sarebbe comunque rimasto al lavoro. Abbiamo tutto. Ottimi panini, le coperte e anche le mandorle ».
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