Alitalia, i francesi minacciano il disimpegno
ROMA — Air France scopre le carte e vota contro l’aumento di capitale Alitalia. La boccata di ossigeno da 100 milioni di euro chiesta agli azionisti, che dovrà essere votata dall’assemblea dei soci, ha incassato un secco no dei francesi.
Quasi un colpo di teatro, un passo rischioso, anche sotto il profilo dei rapporti tra Italia e Francia suggellati a livello di ministri dei Trasporti proprio ieri a Parigi, che di fatto apre scenari molto diversi da quelli emersi nei giorni scorsi.
Una prima mossa Air France l’ha fatta due giorni fa inviando a Roberto Colaninno e all’ad Gabriele Del Torchio, una lettera molto critica nei confronti della gestione – sostanzialmente all’italiana – della crisi. Ieri, poi, è arrivato il voto di rottura, con cui i rappresentanti di Air France hanno di fatto aperto una crisi “politica”. Una sorta di avvertimento agli italiani, un “non tirate troppo la corda”, che al momento non preclude un ingresso più deciso nel capitale che probabilmente i francesi vorrebbero corposo. Ma che di certo fa suonare l’allarme tra i soci e mette sul tavolo della trattativa diverse opzioni: dalla necessità di scovare nuovi soci, fino ad un impegno deciso dello Stato o degli istituti di credito nel risolvere la crisi di liquidità.
La presa della Bastiglia-Alitalia, in sostanza, per il momento resta in sospeso. I francesi, scelgono di isolarsi, di restare alla finestra, magari fino a costringere Alitalia e la politica ad alzare bandiera bianca. Magari fino agli ultimi istanti che precedono il fallimento pilotato. Questa, forse, è una delle possibili ragioni che stanno dietro alla decisione del board transalpino di lasciare la compagnia italiana in balìa delle correnti fino al prossimo cda del 3 ottobre e alla decisiva assemblea del 14 ottobre. Probabilmente è una strategia che punta a entrare in cabina di pilotaggio dell’azienda pagando il meno possibile ma che da questo istante in avanti complicherà, e non di poco, i rapporti.
Tra le ipotesi che circolano c’è anche quella che scommette su un momento di riflessione dei francesi in attesa dell’evoluzione del dialogo tra Italia e Francia e di un chiarimento interno al vettore stesso per poi sottoscrivere in sede di assemblea l’aumento di capitale pro quota ed eventualmente anche i 55 milioni di inoptato. Alla manovra in qualche maniera ostile di Air France hanno risposto però gli altri soci italiani. Secondo le indiscrezioni emerse al termine della lunga e drammatica riunione del cda iniziata alle 11 del mattino e terminata a metà pomeriggio, i rappresentanti francesi guidati dal presidente onorario Jean-Cyril Spinetta, protagonista di altre battaglie ai tempi della mancata acquisizione del vettore italiano nel 2008, hanno preso la parola per primi e pur riconoscendo la necessità di un aumento di capitale, hanno votato contro questa ipotesi, cogliendo di sorpresa la platea dei consiglieri che invece hanno votato anche se a maggioranza a favore dell’operazione.
«È stato un cda bellissimo e produttivo» ha chiosato al termine il vicepresidente di Alitalia Salvatore Mancuso. Meno appaganti, se non pessimi però, i numeri della semestrale presentata nel corso del cda. Le perdite nette nei sei mesi sono salite a 294 milioni — gravate anche da accantonamenti straordinari per 50 milioni. Alitalia, nel semestre, ha trasportato 10,7 milioni di passeggeri; crescono i ricavi sull’internazionale (+3,7%) e sull’intercontinentale (+9,1%). L’indebitamento è ormai a 946 milioni mentre la liquidità è in riserva: restano solo 128 milioni.
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