Le parole al vento sulla stabilità riti e vizi di una «crisi al buio»

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«Una crisi al buio, in una situazione economica delicata che vede l’Italia impegnata in una competizione durissima, sarebbe irragionevole e irresponsabile». Parole di Silvio Berlusconi. Quello di tre anni fa. Che da Palazzo Chigi teorizzava: «C’è bisogno di stabilità».
Dà le vertigini, oggi, rileggere a parti rovesciate e con una crisi economica sempre più grave, quanto dicevano gli uni e gli altri a proposito delle parole di oggi: crisi al buio, stabilità, ragionevolezza… Vien fuori con evidenza accecante quanto siano strumentali certe prese di posizione dettate da ragioni di bottega e spacciate volta per volta per interessi esclusivamente del Paese.
Dal 1° gennaio a oggi sono 126 i titoli dell’Ansa con le parole «irresponsabilità» o «irresponsabile». Un’enormità. E ancora di più le notizie con la frase «senso di responsabilità»: 661. Per non dire delle reciproche accuse di irresponsabilità: 735. Sono numeri che danno la misura di quanto lo scontro politico si giochi da tempo su questi temi. Al punto che fino a qualche giorno fa era tutto un diluvio di rassicurazioni solenni, da parte della destra, sull’assoluto, totale, marmoreo impegno a sostenere il governo quale che fosse il destino del Cavaliere: «Sono cose distinte»…
«Berlusconi l’ho sentito, ieri sono stato a colazione da lui. Ci sentiamo quotidianamente: l’umore è quello di un grande leader che vive un momento difficile ma dimostra anche in questi frangenti grande statura e grande senso dello Stato — garantiva dieci giorni fa Renato Schifani —. Il presidente Napolitano ha confidato nel senso di responsabilità di Berlusconi ricordando come lo stesso Berlusconi ha manifestato palesemente di sostenere il governo. È un dato di fatto: la responsabilità di Berlusconi c’è sempre stata».
Angelino Alfano confermava: «Chiaro che rispetto agli attacchi che sta ricevendo anche personali da parte di membri della coalizione di governo la domanda è: “quo usque tandem?”». Tuttavia «in questi mesi Berlusconi è stato un campione di responsabilità e di sostegno a questo governo». «Grande determinazione da parte di Forza Italia e dei gruppi parlamentari nel difendere lo Stato di diritto, difendere il senatore Berlusconi dall’applicazione retroattiva di una legge, la legge Severino, ingiusta — riaffermava due giorni fa Renato Brunetta —. Ma anche grande senso di responsabilità nel proseguire nell’azione di governo…».
Innamorato di quel leader che un tempo disprezzava, Mimmo Scilipoti andava più in là. Fornendo la sua personale garanzia: «Sono certo che, ancora una volta, il presidente Berlusconi, fornirà con il suo intervento una prova da statista. Anche in questo frangente saprà anteporre l’interesse generale del Paese alle vicende giudiziarie che lo hanno perseguitato negli ultimi anni, rendendolo un martire dei suoi avversari. Posso dire con certezza che il presidente Berlusconi si dimostrerà, ancora una volta, il più responsabile dei responsabili».
Ma certo, rinfacciare oggi agli esponenti destrorsi queste stentoree dichiarazioni è gioco facile. Rovesciando la prospettiva si può ricordare che Pierluigi Bersani, tre anni fa, riteneva davvero che per il bene dell’Italia fosse meglio, in piena crisi, che il Cavaliere si dimettesse, al buio, e gli subentrasse un altro governo. Spiegava anzi che «solo l’irresponsabilità e un ego smisurato» potevano «portare Berlusconi a non prenderne atto». Insomma, c’è stabilità e stabilità. Anche per la sinistra. E sono decine, negli archivi, le pensose dichiarazioni che spiegavano a seconda delle presunte convenienze del paese (e del partito) come piuttosto che galleggiare fosse meglio rovesciare il tavolo. Chi è senza peccato…
Detto questo, il voltafaccia della destra sul tema della «crisi al buio» è divertente. Meglio: lo sarebbe se la situazione non fosse oggi così grave. Ricordate? La maggioranza che aveva vinto le elezioni del 2008 si era spaccata, Gianfranco Fini aveva sfidato l’allora premier e ci si avviava verso quel voto di sfiducia che a metà dicembre del 2010 avrebbe visto il governo salvarsi solo grazie ai «responsabili» guidati da Mimmo Scilipoti. E dalle fila berlusconiane si levava un tormentone. «Siamo davanti al rischio di una crisi al buio», ammoniva Angelino Alfano. «Fini vorrebbe la crisi al buio. Il suo schema ripropone il peggio della vecchia politica: governi fatti e disfatti alle spalle degli elettori, ministri che rispondono ai capifazione, instabilità e fibrillazioni, e peggio ancora crisi al buio», discettava Daniele Capezzone. «Una crisi al buio avrebbe risvolti davvero drammatici per il Paese», ribadiva Altiero Matteoli. «Le crisi al buio non vanno bene», tuonava Denis Verdini. E Paolo Bonaiuti, ricordando l’obbligo di affrontare «una crisi epocale», chiudeva: «Sarebbe da irresponsabili una crisi al buio».
Ma era soprattutto Berlusconi, che ieri ha deciso di far dimettere al buio i «suoi» ministri, il primo a sostenere la stabilità in se stessa come un valore. Nonostante in quel 2010 continuasse a perdere pezzi: «Sono convinto che sia da irresponsabili non mantenere la stabilità in Italia». «Le agenzie di rating e il Fondo monetario hanno plaudito alla nostra politica. Ma ciò ad una sola condizione che è quella della stabilità di governo. Nel caso di instabilità c’è in attesa la speculazione e c’è il rischio che si possa finire come la Grecia». «Stiamo uscendo da una crisi ed abbiamo ricevuto la tripla “A” da parte delle agenzie di rating internazionali ma questo giudizio è sottoposto alla stabilità del Governo».
Per giorni e giorni, alla vigilia di quel passaggio parlamentare, continuò a battere e ribattere sullo stesso tasto che oggi infastidisce tanto Daniela Santanchè: «Provocare una crisi politica ora, in una situazione di crisi economica, sarebbe irresponsabile». «Questa crisi irresponsabile vuole riportarci alla vecchia partitocrazia, ai suoi linguaggi, ai suoi vizi». «Il paese ha bisogno di stabilità e continuità di governo e non di una crisi al buio». Aggiunse anzi: «Il Paese e gli italiani non capirebbero». Evidentemente ha cambiato idea…


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