Ed il Rosso a tutto gas (il New Labour ormai è storia)
È nato il New Old Labour, un nuovo e vecchio labour, che vuole essere meno moderato e più progressista. Non anticapitalista però avversario dei banchieri coi quali andava a braccetto, movimentista e pacifista, ammiccante alle nazionalizzazioni (due mozioni votate all’ultimo congresso di Brighton chiedono di riportare sotto il controllo statale le poste e le ferrovie), deciso a mettere nell’angolo le sei «big company» dell’energia, i «sei predatori» che hanno alzato le bollette della luce e del gas per «ingrassare i loro profitti» e che saranno costrette a congelare per due anni i rincari se mai Ed il rosso dovesse vincere alle prossime elezioni, un partito che minaccia di dare agli amministratori locali il potere di confiscare le terre inutilizzate dai grandi proprietari per costruire migliaia di nuove case.
Addio indugi. La strada per cercare di conquistare Downing Street è tracciata. Se è quella giusta è tutto da vedere. Ma la metamorfosi piace all’anima radicale del laburismo e inorridisce gli architetti della terza via, del New Labour «cool» e modernista. Lord Mandelson contesta. Tony Blair si rifiuta di sottoscrivere l’endorsement a Ed Miliband. David Miliband, il fratello, è già scappato negli Stati Uniti. Sono ormai fuori dai giochi, dimenticati o sopportati.
Il New Old Labour è altra cosa e riaccoglie i nostalgici del socialismo. Si erano autoesclusi. Ora Martin Sheldon da Oxford manda queste righe al Guardian : «All’età di 92 anni ho aspettato a lungo un discorso come quello di Ed martedì scorso con politiche basate su principi socialisti. Dieci anni fa abbandonai il partito. Ed Miliband mi incoraggia a tornare. E spero molti altri come me». Sono in tanti, sì. Si sono svegliati dal torpore. E ora scrivono ai quotidiani e nei dibattiti in rete. Giovani no Tav inglesi e anziani reduci del marxismo accomunati dall’idea e dall’entusiasmo di condizionare il nuovo corso del partito.
Lo accusavano di non sapere scegliere. Di non volere sposare una causa. Lo tiravano di qui e di là. Ed Miliband ha deciso di essere Ed il rosso. Calcolo e scommessa assai rischiosi ma la sua partita per vincere nel 2015 è cominciata così: con una sterzata a sinistra per cavalcare il risentimento popolare e populista contro i mercati e contro le liberalizzazioni, per mettere in cantina le medaglie di Tony Blair mai citato, solo attaccato se non fischiato.
I conservatori hanno già cominciato il fuoco di sbarramento: torna il labour del collettivismo e dello sfascio sociale. Il Financial Times sfida Ed il rosso ad essere meno demagogo e più realista ma sentenzia: scelta astuta la sua (partire lancia in resta contro le sei «big company» responsabili delle bollette energetiche). Ceto medio o no non c’è famiglia britannica che non sia irritata per i rincari. Semmai dovrà spiegare come intende regolamentare i mercati, come intende conciliare i promessi investimenti per la sanità pubblica e per l’educazione con l’austerità fiscale e di bilancio. Ma Ed il rosso l’ha già preannunciato: il rigore non sarà abbandonato. Anzi. Ma pagheranno le banche e i patrimoni di elevato valore. Le note giuste per richiamare i radicali dell’Old Labour. Ci saranno altre capriole dialettiche perché voltare le spalle al centro sarebbe un suicidio preannunciato. Intanto pugni alzati.
Fabio Cavalera
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