«Via i Rom» E i socialisti incoronano il loro Sarkò

by Sergio Segio | 28 Settembre 2013 7:34

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Critico in passato nei confronti delle durezze di Sarkozy e in particolare del famigerato discorso di Grenoble (2010) su nomadi e cittadinanza, Valls ha cambiato atteggiamento appena diventato ministro. E dopo una rincorsa durata oltre un anno, fatta di non poche dichiarazioni severe, negli ultimi giorni il ministro ha definitivamente perso ogni scrupolo retorico contro i Rom. «Sono popolazioni che hanno dei modi di vita estremamente diversi dai nostri, e che sono evidentemente in opposizione». «Non siamo qui per accogliere quella gente». «È illusorio pensare che risolveremo il problema delle popolazioni Rom unicamente tramite l’integrazione». «Solo poche famiglie vogliono integrarsi nella nostra società. La vocazione dei Rom è tornare in Romania e Bulgaria».
Di fronte all’obiezione che si tratta di cittadini europei, e che in ogni caso dal 1° gennaio 2014 Romania e Bulgaria faranno parte della zona Schengen e le espulsioni diventeranno inutili, Valls ha risposto: «Ciò che è in discussione, e non ancora deciso, è solo un’apertura parziale delle frontiere limitata ai soli aeroporti. Una misura che faciliterà la vita degli uomini d’affari, nient’altro».
Anche senza tenere inchiodata la sinistra a categorie — e ipocrisie — d’altri tempi, fa un certo effetto sentire un ministro socialista preoccuparsi della qualità di viaggio degli uomini d’affari, mentre invoca l’espulsione di massa per un’intera popolazione: non la parte che delinque ma tutta, in blocco, tranne «poche famiglie». Quando l’allora presidente Sarkozy aveva definito gli accampamenti illegali dei Rom «zone di non-diritto che non possiamo tollerare» e organizzato all’Eliseo una riunione sui «problemi sollevati da alcuni tra i Rom», sollevò l’indignazione della sinistra francese e anche dell’Unione europea, con la commissaria lussemburghese Viviane Reding pronta a evocare le deportazioni della Seconda guerra mondiale. Eppure Sarkozy cercava — almeno a parole — di restare al di qua del confine che separa la difesa della legalità dalla discriminazione. Il suo emulo di sinistra (secondo detrattori ed estimatori), Manuel Valls, sembra avere oltrepassato quel confine. Per questo la collega di governo Cécile Duflot (ministro ecologista all’Uguaglianza dei territori e all’Alloggio) ha protestato duramente, e in pubblico: «Valls è andato al di là di quel che mette in pericolo il patto repubblicano, non si può dire che esistono intere categorie di persone incapaci di integrarsi in virtù della loro origine. Ci siamo scandalizzati per il discorso di Grenoble considerandolo uno scandalo assoluto, e non possiamo usare gli stessi metodi, adesso che siamo al governo».
Duflot ha chiesto a Hollande di intervenire, ma per adesso il presidente tace. E dalla parte di Valls si è schierato, con entusiasmo variabile, tutto il governo. Le elezioni comunali di marzo si avvicinano, e il Front National di Marine Le Pen avanza nei sondaggi: non c’è ragione di cambiare proprio adesso una politica ben radicata. Secondo Amnesty International, da quando Hollande è presidente (6 maggio 2012) le espulsioni dei Rom sono aumentate: da 11.982 in tutto il 2012 a 10.174 nei primi sei mesi del 2013. Se costretto a scegliere tra Valls e Duflot, Hollande non avrà dubbi.
Stefano Montefiori

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