Il Fondo avverte: l’instabilità frena la crescita

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MILANO —«Le tensioni politiche possono frenare la ripresa in Italia». Anche il Fondo monetario internazionale, che ieri ha diffuso il suo rapporto sull’Italia, punta il dito sui rischi dell’instabilità di governo. E del resto è difficile non raccogliere l’allarme lanciato dal Fmi nel giorno che ha visto il presidente del Consiglio Enrico Letta salire al Quirinale per comunicare al capo dello Stato le difficoltà del suo governo. E che ha visto pure la reazione preoccupata dei mercati dove sono aumentate le pressioni sui tassi e sugli spread.
Il differenziale tra i rendimenti dei Btp decennali e i Bund tedeschi di uguale durata ha toccato in chiusura i 265 punti, 15 punti in più di giovedì, anche a causa di alcune indiscrezioni su un possibile nuovo downgrading del rating dell’Italia che si sono affiancate alle tensioni politiche. In caduta, per la quinta giornata consecutiva, anche la Borsa di Milano, ancora una volta la peggiore d’Europa, che ha chiuso con un rosso dell’1,27%. «L’impatto sulla stabilità del debito e la perdita di fiducia sul mercato potrebbe essere significativa e spingere l’Italia su un cattivo equilibrio e verso un protratto periodo di scarsa crescita», insiste il rapporto del Fmi che conferma per l’Italia la contrazione del Pil dell’ 1,8% per quest’anno e l’aumento dello 0,7% il prossimo mentre sui conti pubblici indica un rapporto deficit/Pil pari al 3,2% per quest’anno e del 2,1% per il prossimo. «Dopo due anni di recessione, l’economia sta mostrando segni di stabilizzazione, ma continua a dover affrontare forti venti contrari a causa della ristrettezza del credito. Una modesta ripresa è attesa alla fine di quest’anno, guidata dalle esportazioni» dice ancora il rapporto. I rischi derivano principalmente da «potenziali crisi politiche e dalla debolezza delle banche». Secondo il Fondo, in ogni caso l’Italia deve affrontare i gravi problemi della «produttività stagnante, del difficile ambiente per fare impresa e dell’ultraindebitato settore pubblico». Per questo sono cruciali le riforme strutturali (liberalizzazioni e efficienza della Pubblica amministrazione) mentre sarebbero necessari ulteriori interventi contro la disoccupazione. Il Fondo in ogni caso riconosce al governo di aver portato avanti «notevoli aggiustamenti di bilancio» e lo sollecita ad «identificare» le coperture per l’Imu ma anche a concentrare gli interventi fiscali sull’abbassamento delle imposte su lavoro e imprese ed esorta a «a rafforzare la lotta all’evasione fiscale».
E sulla battaglia a chi non paga le tasse torna a parlare il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che ricordando Luigi Spaventa l’economista scomparso meno di un anno fa, nella commemorazione organizzata dall’Università Bocconi, ha osservato come quella dell’evasione fiscale sia un’ anomalia «che ancora oggi continua e contribuisce a spiegare le gravi difficoltà nelle quali oggi versa la nostra economia». Anomalia al pari del «forte deficit di concorrenza, bassa dinamica della produttività nei servizi rispetto all’industria.
Anche il Presidente della Bce, Mario Draghi ripercorre il pensiero di Spaventa, europeista convinto anche se sempre critico. «Ricordiamoci, perché tanto spesso lo si dimentica, che l’Italia è il Paese che più di ogni altro ha tratto beneficio dall’euro», ha affermato Draghi citando Spaventa del quale ha ripreso anche alcuni passi di un’articolo del Corriere della sera del 2003: «In queste condizioni, della ripresa mondiale, neppur troppo intensa, ci toccheranno le briciole. Contare solo su di essa significa rassegnarsi a vivacchiare». Oggi — ha proseguito Draghi continuando la citazione — «con un saldo al netto degli interessi ben più modesto che alla fine degli anni 90 (e ormai troppo modesto), ci preoccupiamo se il disavanzo complessivo si avvicina al 3%: quali cifre dovremmo considerare se fossimo rimasti fuori? E quali le dimensioni delle «manovre» di correzione? Grazie all’euro dunque, imprese e cittadini hanno pagato un minor costo per un aggiustamento fiscale comunque necessario» .
Stefania Tamburello


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