by Sergio Segio | 26 Settembre 2013 6:26
ROMA — Strada tutta in salita per gli spagnoli di Telefonica dopo l’accordo tra gli azionisti di Telco per il controllo di Telecom. Il grande scoglio è lo scorporo della rete, mentre avanza la revisione della legge sull’Opa che obbligherebbe Alierta a sborsare tra i dieci e i venti miliardi di euro. Il presidente del Consiglio Enrico Letta dopo un generico ok dato l’altro giorno corregge il tiro e, intervistato a New York da Bloomberg Tv , ammette che «la rete è un asset strategico e su questo non vogliamo mollare». Sulla Golden power il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, a Otto e mezzo , ha assicurato che il «governo se ne occuperà al più presto». Secondo indiscrezioni il decreto potrebbe arrivare domani al consiglio dei ministri. Naturalmente contrario anche il presidente esecutivo di Telecom Franco Bernabè che, in una audizione al Senato, rivela di aver saputo del riassetto sulle agenzie di stampa quindi «a cose fatte» e si mette di traverso a Telefonica proponendo un aumento di capitale per evitare il downgrading del debito e lo scorporo della rete piuttosto «che la vendita di Tim Brasile». Doccia fredda sul dominus del gruppo spagnolo Cesar Alierta anche da parte del viceministro dello Sviluppo economico ed ex garante Antitrust Antonio Catricalà secondo il quale «la separazione della rete di accesso si può fare per legge prevedendo naturalmente un indennizzo». Precisa anche che «gli attuali poteri speciali previsti dallo statuto di Telecom non hanno al momento valore» e impegna il governo a «definirli nuovamente, manca solo la decisione di Letta».
I guai per il gruppo «scalatore» arrivano pure dal Copasir, la Commissione parlamentare di controllo sui servizi segreti una volta presieduta da Massimo D’Alema e ora dal leghista Giacomo Stucchi. Il presidente ha lanciato un vero e proprio allarme: «Il passaggio agli spagnoli pone seri problemi di sicurezza nazionale per l’Italia». E un dossier sul tema è in preparazione e dovrebbe essere pronto già nella giornata di oggi. Sulla rete si sta erigendo un vero muro. Anche Giuseppe Recchi, delegato di Confindustria per gli investitori esteri, al termine del direttivo di viale Astronomia che pure l’altro giorno aveva definito la mossa Telco «di mercato» ha concordato sul fatto che «lo Stato debba tutelare i propri interessi strategici e ha modo di farlo con la sua attività di regolatore». Ma è dalle parole di Bernabè che si intravede una vera guerra di posizione per contrastare l’avanzata degli spagnoli con i quali non ha mai avuto un grande feeling. Primo punto l’ammissione che con il riassetto di Telco Telefonica diventerà di fatto la padrona di Telecom Italia e che in base «alle regole sulla minoranza di blocco in assemblea gli spagnoli possono bloccare qualunque proposta». Il punto debole di tutta questa operazione, secondo il manager, è il debito (tra Telecom e Telefonica si arriva ai 100 miliardi di euro, ndr) e per evitare un rating al ribasso meglio sarebbe un aumento di capitale «aperto a soci attuali o nuovi, una opzione non difficile visto che siamo in un momento di straordinaria liquidità». Il mercato non ha gradito e il titolo Telecom ha perso quasi il 5%. Bernabè ha poi spiegato che la direttrice del rilancio di Telecom è quella dello scorporo della rete coinvolgendo la Cassa depositi e prestiti (Cdp) ammettendo che «i tempi sono molto lunghi e l’esito non è scontato». Parole severe per tutti i protagonisti di questa vicenda: «Questo è un treno che l’Italia rischia di perdere a causa dello scarso interesse dimostrato finora per il sistema Paese, per arrivare a scelte differenti bisognava pensarci prima». Il numero uno di Telecom, che continuerà la sua audizione domani, ieri è poi stato ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per un colloquio privato.
Intanto, per il presidente della commissione Industria del Senato Massimo Mucchetti (Pd) la strategia vincente per obbligare gli spagnoli al rispetto delle regole di mercato sta nell’accertare «se Telco ha il controllo su Telecom Italia e fare una modifica della legge sull’Opa mentre l’operazione è ancora in corso» obbligando quindi gli spagnoli a fare un’offerta su tutto il capitale sociale. La vendita a Telefonica, ha aggiunto Mucchetti, «è stata fatta di notte alle spalle del mercato».
Su questo fronte, viste le prime dichiarazioni, è possibile una forte condivisione bipartisan e Mucchetti sta lavorando per convincere anche il governo a fare propria questa modifica del regolamento sulle Opa. Ma c’è anche chi, come l’economista Luigi Zingales nel suo ruolo di rappresentante della lista dei consiglieri indipendenti di Telecom, denuncia un palese «conflitto di interessi di Telefonica perché in Argentina e Brasile è competitor di Tim che ora vorrebbe vendere». Il risveglio della politica ha coinvolto anche il sindaco di Firenze Matteo Renzi. «Vicende come Telecom e Alitalia — ha commentato — sono il frutto di una classe politica e imprenditoriale incapace e miope».
Roberto Bagnoli
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