by Sergio Segio | 26 Settembre 2013 6:09
ROMA — Dimissioni in massa di tutti i parlamentari del Pdl, dalla Camera e dal Senato. Decisione presa all’unanimità e per acclamazione. Dimissioni che verranno consegnate nei prossimi giorni ai capigruppo, Renato Schifani e Renato Brunetta, ma che saranno operative, «qualora la giustizia fosse negata», cioè se per Berlusconi, dal 4 ottobre in poi, nel voto della Giunta per le autorizzazioni passerà la decadenza dal Senato.
L’ex premier, presente alla riunione dei gruppi parlamentari al momento dalla decisione, raccontano, si è commosso.
I parlamentari hanno risposto compatti e hanno aderito con applausi scroscianti così come avevano fatto al momento dell’arrivo del leader nella sala della Regina. Data per acquisita questa disponibilità a dimettersi ora verranno messi a punto alcuni passaggi formali ma si prevede che nei prossimi giorni ogni singolo deputato e senatore firmerà una lettera di dimissioni che consegnerà al proprio capogruppo il quale poi provvederà a formalizzarle in forma «collettiva» nelle rispettive assemblee dopo la decisione, che si presume negativa per l’ex premier, della giunta del Senato.
La linea dura è stata decisa in un vertice pomeridiano a palazzo Grazioli (dove da ieri Berlusconi ha formalmente preso la sua residenza anagrafica, in vista dell’esecuzione della condanna definitiva).
I parlamentari si sono schierati con il loro leader e hanno innescato una bomba ad orologeria che potrebbe minare la tenuta del governo Letta, proprio mentre il premier era in visita negli Stati Uniti, in un’ importante trasferta internazionale: all’Onu e a Wall Street, dove ha ripetuto che la stabilità è necessaria alla ripresa.
Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, durante l’assemblea dei gruppi a Montecitorio, ha spiegato: «Il punto di sostanza è uno: siamo un partito che non ha intenzione e che non farà l’errore dei partiti della Prima Repubblica, perché questo partito non si dividerà, è unito e resterà tale. Perché è stretto intorno al suo leader, al quale è legato dall’affetto, dalla stima e dalla forza degli ideali comuni».
«È importante fare una valutazione etica, oltre che politica. Come rispondere a quello che accadrà il 4 ottobre? Occorre decidere liberamente, nel silenzio della propria coscienza su che tipo di risposta dare», ha detto Brunetta. «Per quanto mi riguarda, la risposta me la sono data».
L’iniziativa del Pdl è stata stigmatizzata dai vertici del Partito democratico. «Le decisioni e i toni incredibili usati oggi dal Pdl sono l’ennesima prova di irresponsabilità nei confronti del Paese»,ha dichiarato il segretario Guglielmo Epifani.
Per il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini (che ieri ha avuto un lungo colloquio co Alfano), le parole di Berlusconi sono «di una gravità assoluta» vista anche la trasferta di Letta, ma si tratterebbe comunque di pressioni destinate ad andare «a vuoto».
Il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni, spera che dalle parole non si passi ai fatti. «Credo che questo sia un momento istituzionale e politico molto difficile ma sono fiducioso che prevarrà il senso di responsabilità». «Staremo a vedere», ha aggiunto, anche se ha precisato di essere «preoccupato».
Il nuovo ultimatum del Pdl è stato mitigato in tarda serata da parole più concilianti di Brunetta : «No, non sono mai state ventilate ipotesi di dimissioni di massa. Abbiamo invitato ciascun parlamentare a riflettere e a decidere secondo coscienza in caso di decadenza» Affermazioni però che nulla tolgono all’effetto dirompente dell’iniziativa che ha come obiettivo quello di tentare il pressing finale prima della decadenza del Cavaliere.
Resta poi il problema dei ministri. Il capogruppo a Palazzo Madama Schifani, a una precisa domanda su cosa faranno gli uomini del Pdl al governo, cioè se trarranno anche loro delle conclusioni, dimettendosi, ha dichiarato laconicamente: «Chiedetelo a loro».
M.Antonietta Calabrò
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