Messaggio del premier per la stabilità

by Sergio Segio | 25 Settembre 2013 6:17

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NEW YORK – «Un grande piano per le finanze pubbliche, per ridurre in modo consistente l’imposizione fiscale sul lavoro e un piano efficace di privatizzazioni».
Enrico Letta a New York parla di prima mattina al Council on Foreign Relations, poi all’ora di pranzo con il board del New York Times , infine, nel pomeriggio, nella sede di Bloomberg , con i massimi investitori internazionali: lontano da microfoni e telecamere, insieme al premier, si riuniscono l’uomo più ricco del pianeta, il messicano Carlos Slim, il finanziere George Soros, i Ceo di Blackstone, Lazard, Coca Cola e Goldman Sachs, il segretario al Tesoro americano, Jack Lew.
A tutti illustra i dettagli del provvedimento Destinazione Italia, appena varato, e ripete la stessa cosa: fidatevi, non chiedete di Berlusconi, l’Italia ha fatto e continuerà a fare riforme strutturali, per attirare investimenti e per dimostrare che può essere un Paese stabile. «Ovviamente – ammette il presidente del Consiglio – ci guardano con un punto interrogativo, vogliono capire se le cose che diciamo poi si fanno». Del resto Mario Monti, appena un anno fa, nella stessa stanza, prometteva cose simili.
Entro il 15 ottobre, ripete Letta ai suoi interlocutori, l’Italia definirà una legge di Stabilità che «sarà convincente per gli investitori e per il Parlamento». I primi frutti si vedranno già al prossimo Consiglio dei ministri di venerdì, in cui «passo dopo passo supereremo gli ostacoli». Nel complesso sarà «un programma di bilancio molto importante, con un consistente taglio delle tasse sul lavoro, che per l’Italia è un punto cruciale».
Ovviamente tutti gli interlocutori chiedono delle difficoltà che il governo è costretto ad affrontare, dei riflessi dei problemi legati alle vicende di Berlusconi: «Non è facile guidare una grande coalizione e questo vale anche per gli altri Paesi europei, ovviamente tutto dipende dalla stabilità e io farò del mio meglio per arrivare a soluzioni positive», risponde Letta.
Soluzioni che dovranno essere anche su scala europea, la Ue dovrà fare di più in futuro: «Dopo le elezioni tedesche non ci sono più alibi, dobbiamo mettere al centro delle decisioni europee la crescita economica e soprattutto migliorare la governance, non è possibile che per arrivare ad una decisione ci vogliano 30 riunioni, e quattro anni, come accaduto con la garanzie prestate dalla Bce sulla crisi nella zona euro. Noi, con la presidenza di turno del 2014, intendiamo impegnarci in questo senso».
Il premier rassicura anche sulla tenuta del governo, esclude contraccolpi legati alle vicende giudiziarie del Cavaliere, «so che nei media globali Berlusconi è uno dei temi, ma sono certo che troveremo soluzioni nel rispetto del diritto e la stabilità prevarrà». E a questo proposito c’è anche un dato da enfatizzare, se l’Italia non attira investimenti è anche per le mancate riforme della giustizia: «C’è da mettere mano sia alla giustizia penale che civile, ma non per risolvere i problemi di Berlusconi, ma perché ce n’è bisogno, per lo sviluppo del Paese».
Nel pomeriggio Letta vede anche il segretario generale della Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, commenta le parole di Obama, «un grande discorso, che ci vede sulla stessa linea e che ricorda a tutti il rispetto delle regole», prepara gli appuntamenti di oggi: stamane sarà a Wall Street, incontrerà un’altra fetta di comunità finanziaria, suonerà la campanella d’inizio delle contrattazioni di Borsa.
Si discute anche di missioni all’estero: annuncia che chiederà al Parlamento uno stanziamento di 280 milioni di euro per il nostro contingente in Afghanistan e che un eventuale intervento in Siria potrà accadere solo sotto l’egida delle Nazioni Unite, ricordando che comunque il nostro Paese è già impegnato sul fronte libanese e balcanico, e ogni stanziamento in più pesa sui nostri conti pubblici: «Non sono bruscolini per le nostre finanze».
Nella giornata c’è anche spazio per un’intervista con l’emittente Bloomberg , che verrà trasmessa oggi: sull’Imu, dice, non c’è stato alcun cedimento a Berlusconi, era un passo contenuto nel programma di governo; «un governo che ha una missione nei confronti di tutti gli italiani, dare risposte alla crisi economica, rilanciare la crescita e fare le riforme istituzionali».
Marco Galluzzo

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