Alt bipartisan «Va riscritto il decreto assumi-precari»
I posti liberi andrebbero infatti coperti innanzitutto spostando il personale già in servizio. È questo il verdetto della commissione Lavoro del Senato, che ieri ha approvato col voto di tutti i partiti della maggioranza e con l’astensione del Movimento 5 stelle il parere sul decreto 101. Parere formalmente «favorevole» a patto però che il provvedimento «sia modificato secondo le osservazioni e indicazioni sopra esposte». Che smontano pezzo per pezzo il decreto, chiedendo profonde modifiche, secondo quanto aveva già suggerito il senatore Pietro Ichino (Scelta civica). «In modo da evitare» quattro rischi.
1) L’aumento dei contratti a termine, che gonfierebbe il bacino dei precari (circa 250mila, di cui 134mila nella scuola). La commissione rileva una «contraddizione» tra le sanzioni ai dirigenti che ricorrono a nuovi contratti a termine e la disposizione del decreto che prevede la rinnovabilità dei contratti in corso fino al 2015. 2) «L’affievolimento del principio costituzionale» che nella pubblica amministrazione si entra per concorso. La commissione boccia in particolare la norma che riserva ai precari il 50% dei posti messi a concorso. 3) Il «depotenziamento» delle norme vigenti sulla mobilità dei dipendenti pubblici. Le sanzioni a carico dei dirigenti che non rilevano le eccedenze di organico e avviano le procedure di mobilità per gli esuberi, si legge nel parere, sono state inasprite «per ben tre volte», ma sono «rimaste totalmente disapplicate, al centro e in periferia». Il decreto anziché rimediare finisce per configurare «sanatorie surrettizie per le omissioni passate da parte del management pubblico». Secondo la commissione, l’autorizzazione a nuove assunzioni dovrebbe essere subordinata alla verifica che i posti richiesti non si possano coprire attraverso la mobilità. In questo senso il parere bipartisan boccia anche le 120 assunzioni previste per l’Agenzia per la coesione territoriale istituita dal decreto. Prima appunto bisognerebbe provare a coprire l’organico con personale già in servizio presso le pubbliche amministrazioni. 4) La «deroga al principio programmatico della spending review» quando i precari stabilizzati andassero a occupare posti che si potrebbero coprire trasferendo personale già assunto.
La commissione osserva anche che il decreto correttamente subordina la stabilizzazione dei precari al fatto che ci siano posti vacanti e disponibilità finanziarie e questo fa «prevedere che le immissioni in ruolo effettive saranno in numero assai limitato», ma aggiunge che è comunque fuorviante alimentare l’idea che questi precari debbano essere assorbiti esclusivamente nel settore pubblico.
Enrico Marro
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