E Cuperlo presenta l’altra ricetta «Penso solo a ricostruire il Pd»

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ROMA — Il segretario Guglielmo Epifani è preoccupato: «Il centrodestra si assuma le sue responsabilità: non stacca la spina al governo, ma al Paese». E il tema della sopravvivenza dell’esecutivo di larghe intese, sottoposto al logorìo provocato dall’avvicinarsi del giorno del giudizio per Silvio Berlusconi, non può che collegarsi alle prospettive del Partito democratico. Che si avvicina sempre più alle primarie per il segretario. Tanto che Epifani annuncia: «Entro questa settimana il tema della data del congresso verrà affrontato, discusso e spero anche deciso».
E se Matteo Renzi si dice sicuro che il centrosinistra «asfalterà» il Pdl alle urne, Epifani replica, meno convinto: con «il Porcellum, una legge uguale alla legge Acerbo, fatta in pieno fascismo, è particolarmente difficile stravincere. Poi è chiaro che se sarà questa la legge faremo di tutto per stravincere».
Intanto gli altri protagonisti del duello cominciano a scaldarsi. Il principale rivale di Renzi (gli altri sono Pippo Civati e Gianni Pittella) non potrebbe essere più diverso dal sindaco di Firenze e non perde occasione per dichiararlo. Gianni Cuperlo è un tipo posato, un intellettuale abituato a ragionare a bassa voce e con una chiara inclinazione verso la sinistra, dalla quale proviene, a differenza di Renzi.
Come massima concessione al glamour gossip, Cuperlo ha confessato ieri di essere milanista. Nessuna frase roboante, né tantomeno proclami da battaglia. L’ultimo segretario della Fgci sfodera un understatement che a tratti ricorda quello di Mino Martinazzoli: «Vincere? Non so se vincerò io o se vincerà il giovane sindaco di Firenze, e non mi interessa neanche». Poi una frecciata: «Parleremo poi di chi è più giovane o più fotogenico, adesso dobbiamo capire dove siamo adesso. Dov’è l’Italia? Dov’è l’Europa? E dov’è il Pd dentro l’Italia e dentro l’Europa?».
Cuperlo reagisce infastidito alle polemiche di Renzi, che insiste sulla data del congresso e sulle modalità di elezione del segretario: «I punti del mio programma? Ricostruire il Pd, fare un congresso non basandolo sulle regole. Non bisogna guardarsi la punta delle scarpe». Quanto all’esecutivo, il sostegno lo dà, ma controvoglia: «Questo non è il governo che avremmo voluto. La maggioranza che lo sostiene non è e non potrà mai essere un progetto politico».
Anche Stefano Fassina, dopo l’endorsement di ieri di Pier Luigi Bersani, sta con Cuperlo: «Renzi va molto di moda ed è sostenuto da media molto rilevanti. La battaglia congressuale è aperta, molto difficile per chi va controcorrente e cerca di contrastare le mode». Il renziano Davide Faraone vede nell’appoggio di Bersani e degli ex ds un elemento a vantaggio del sindaco di Firenze: «Da quella parte ci sono non solo gli ex pci, ma l’idea e la concezione stessa del Pd come partito formato da ex. Una impostazione che guarda indietro. I tre protagonisti del patto di sindacato del Pd, Bersani, Franceschini e Letta, ormai giocano di rimessa».
Alessandro Trocino


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