by Sergio Segio | 15 Settembre 2013 8:39
PARIGI. L’intervento occidentale in Siria si allontana, per il momento. Usa e Russia hanno raggiunto un accordo su un ultimatum alla Siria e un piano per l’eliminazione delle armi chimiche, dopo tre giorni di negoziati a Ginevra tra John Kerry e Serguei Lavrov. Damasco ha una settimana per presentare all’Onu la lista delle armi in suo possesso. Dovrà permettere l’accesso sul territorio degli ispettori dell’Onu, che saranno sul posto al più tardi a metà novembre. Le armi chimiche saranno distrutte in linea di principio entro la metà del prossimo anno. E se il regime di Assad non rispetterà gli impegni, resta aperta la possibilità di un ricorso alla forza, come prevede l’articolo VII della Carta dell’Onu. Il 28 ci sarà un nuovo incontro tra Kerry e Lavrov a New York, ai margini dell’Assemblea generale dell’Onu, con l’obiettivo di stabilire una data per l’avvio di una conferenza di pace sulla Siria, a cui dovranno partecipare «tutti i gruppi della società siriana», ha precisato Lavrov. L’incarico di preparazione della conferenza è stato dato a Lakhdar Brahimi, emissario dell’Onu e della Lega araba (che era presente all’incontro di Ginevra di questi giorni).
Usa e Russia «sono d’accordo che la risoluzione Onu farà riferimento all’articolo VII sul ricorso alla forza – ha detto Kerry – non ci sarà spazio per manovre o per qualsiasi cosa che non sia una completa applicazione del piano da parte del regime di Assad». La Russia ha accettato questo punto, ha confermato Lavrov: «Ci aspettiamo un’applicazione stretta delle esigenze formulate e nel caso in cui non fossero applicate, il Consiglio di sicurezza prenderà delle misure secondo quanto previsto dal capitolo VII dell’Onu». Ma ha precisato: «Questo non vuol evidentemente dire che crederemo ad ogni caso di violazione che sarà portato di fronte al Consiglio di sicurezza, indagheremo su ogni caso, poiché c’è molta disinformazione e solo quando saremo sicuri, saremo pronti» a un’azione «per punire» ogni violazione. La Russia ha accettato, perché «l’obiettivo posto da Putin è stato raggiunto», cioè evitare l’intervento e ricercare una soluzione politica. In prospettiva, si è visto che «con la buona volontà Russia e Usa possono agire per risolvere i problemi mondiali», ha sottolineato Lavrov. La Russia ritorna in forza nella diplomazia mondiale. Obama ottiene di salvare la faccia ed evitare, anch’egli, un intervento che non ha l’appoggio né del Congresso né dell’opinione pubblica. Obama, poco prima dell’annuncio dell’accordo a Ginevra, aveva precisato: «Non prendiamo le dichiarazioni della Russia e di Assad come oro colato, vogliamo atti concreti che dimostrino che Assad vuole seriamente rinunciare alle armi chimiche».
La Francia, che ha presentato un testo di risoluzione all’Onu giudicato «inaccettabile» dalla Russia, ma è stata esclusa dai colloqui di Ginevra, ha cercato ieri di rientrare nel gioco diplomatico. Stasera, Hollande si rivolgerà ai francesi sulla tv Tf1. Venerdì, Hollande a conclusione di un incontro con i ministri degli esteri di Arabia saudita, Emirati e Giordania, aveva affermato, senza precisare però i dettagli, di voler «rafforzare il sostegno internazionale all’opposizione democratica per permetterle di far fronte agli attacchi del regime» (finora Parigi ufficialmente ha fornito soltanto materiale non letale, a differenza dei paesi del Golfo). Martedì il ministro degli esteri, Laurent Fabius, sarà a Mosca. Lunedì, riceve a Parigi John Kerry e il britannico William Hague, che sostiene che è «urgente» applicare il piano. Come la Germania, dove il ministro degli esteri Guido Westerwelle ha giudicato che l’accordo aumenta «considerevolmente» la possibilità di una soluzione politica, Fabius ha parlato di «passo avanti importante». Ma la Francia, che in primo tempo era decisa ad intervenire senza Onu, adesso «terrà conto del rapporto degli ispettori, pubblicato lunedì, sul massacro di Damasco per prendere una posizione definitiva», ha precisato Fabius.
La Turchia, altro paese implicato in prima linea, resta «scettica» sulla reale volontà di Assad di ottemperare. «Mentre parliamo – ha affermato il ministro degli esteri Ahmet Davutoglu a conclusione di un incontro con l’omologo canadese John Baird – l’aviazione siriana bombarda ancora diverse località uccidendo civili». Venerdì, era stata la volta del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ad esprimere scetticismo. Per Ban Ki-Moon, il rapporto degli ispettori Onu «concluderà in modo definitivo» sull’utilizzazione di armi chimiche il 21 agosto, anche se il mandato non comprende la designazione dei colpevoli. Ma Ban ha accusato Assad di aver «commesso numerosi crimini contro l’umanità» e ha detto di essere «persuaso che i responsabili dovranno rendere conto quando tutto sarà finito». Nell’accordo Usa-Russia non c’è però nessun riferimento alla Corte penale internazionale, istituzione non ratificata del resto da nessuno dei due paesi.
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