Passa la norma pdl «anti Esposito» La maggioranza si spacca in due

by Sergio Segio | 12 Settembre 2013 7:46

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ROMA — Non bastava il braccio di ferro in Giunta sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Ieri la giustizia è diventata terreno di scontro in commissione, al Senato, dove è passato un disegno di legge del pdl Nitto Palma sui trasferimenti disciplinari dei magistrati che rilasciano dichiarazioni. Hanno votato a favore Lega, Gal, Scelta Civica e Pdl. Mentre, assente Sel, sul fronte che è stato battuto si è sperimentata la nuova alleanza Pd-M5S. Con i grillini che parlano di «nuova legge vergogna» e l’Anm che protesta contro un ddl che «rischia di essere punitivo». E si scatenano le polemiche su quelle che, nel Pdl, vengono definite «prove tecniche di una coalizione futura» o, se si vuole, di divorzio consumato tra il Pd e il partito di Berlusconi.
A far alzare la tensione contribuisce anche una norma presentata da Sel alla Camera che prevede il divieto per i condannati in via definitiva per corruzione, concussione ed evasione fiscale, di finanziare partiti e movimenti politici. In questo clima rovente, è stata interpretata subito dal Pdl come «norma anti Cav».
Il capogruppo pd in Commissione giustizia, Giuseppe Lumia, respinge le dietrologie e spiega che il ddl Nitto Palma ha avuto il voto contrario dei democrat «e del governo» perché «va in una direzione sbagliata, che non porta alcun vantaggio per i cittadini e rende difficoltoso l’accertamento della giustizia». E di certo il ddl di elementi per trovare l’opposizione del centrosinistra ne offre. Secondo la norma verrà sottoposto ad azione disciplinare il magistrato che avrà reso dichiarazioni che «per il contesto sociale, politico o istituzionale in cui sono rese, rivelano l’assenza dell’indipendenza, della terzietà e dell’imparzialità» . O avrà tenuto «ogni altro comportamento idoneo a compromettere gravemente l’indipendenza, la terzietà e l’imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell’apparenza».
Già ribattezzata «norma anti Esposito» (dal nome del giudice che, prima di depositare le motivazioni della condanna di Silvio Berlusconi, ha rilasciato un’intervista al Mattino che sembrava anticiparle) ha suscitato la protesta del presidente Anm, Rodolfo Sabelli: «Il rischio è che norme di questo genere, prive di carattere tassativo, si prestino a interpretazioni estensive e si introducano così strumenti per colpire ex post comportamenti non definiti».
E anche il Movimento 5 Stelle, con Enrico Cappelletti, capogruppo in Commissione giustizia, attacca: «Una nuova legge-vergogna contro la magistratura passa in commissione con il voto di Pdl-Lega-Gal-Scelta Civica. Per la nostra Costituzione il giudice è soggetto soltanto alla legge. Non deve essere oggetto né di premi né di punizioni». «Ma in aula — assicura — sarà battaglia totale e la affosseremo».
Nitto Palma, ex ministro della Giustizia del governo Berlusconi, ribatte: «M5S non mistifichi la realtà. La norma può essere migliorata, ma esprime un concetto sacrosanto. L’intervento normativo di tipo disciplinare sulle dichiarazioni fuori misura dei magistrati ai giornalisti era stato auspicato dal Csm e dallo stesso presidente della Repubblica». E rinfaccia a Sabelli «la sua posizione sulle affermazioni rese ai media del dottor Ingroia». Per Nitto Palma, la motivazione vera dell’opposizione non è nel merito del provvedimento, ma politica: «Sia oggi in Commissione giustizia — faceva notare ieri — che in Giunta per le elezioni il Pd è alleato del Movimento 5 Stelle».
Maggioranze diverse. Dove i democratici non sono più a fianco del Pdl, ma del Movimento 5 Stelle. Lo stesso pd Giachetti lo fa notare twittando: «Al Senato il ddl Nitto Palma passa con una maggioranza diversa da quella di governo. Si applica lo stesso ragionamento riguardo il voto della Giunta per le elezioni?».
Virginia Piccolillo

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