Il generale ucciso in volo e la spia «annegata» in mare

by Sergio Segio | 11 Settembre 2013 7:13

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WASHINGTON — Mettere sotto controllo l’arsenale chimico e poi distruggerlo. Impresa titanica. E difficile da verificare. Anche perché i russi, in Siria, non hanno certo un buon precedente. E per capirlo torniamo al passato.
È il 1992, l’allora presidente Boris Eltsin affida al generale Anatoly Kuntsevic il compito di smantellare armi chimiche e batteriologiche. L’alto ufficiale è un’autorità in questo settore, insignito del Premio Lenin per le ricerche sullo sviluppo di gas binari. Il generale resta al suo posto due anni, poi viene sollevato dall’incarico «per aver compiuto gravi violazioni». Punto, nessun altro dettaglio. Solo più tardi si scopre che Kuntsevic, nel 1993, ha creato una società di copertura attraverso la quale ha venduto 800 chilogrammi di precursori chimici alla Siria. Materiale utile alla produzione di gas sarin. Quando la storia emerge — ricorda il Washington Post — c’è un certo imbarazzo a Mosca, i servizi indagano l’ufficiale ma la magistratura si guarda bene dall’incriminarlo. Saranno gli Usa, nel 1995, ha inserirlo in una lista nera, una mossa formale. Indisturbato, il generale continua a collaborare con il regime siriano e fonti di intelligence ritengono che sia fondamentale allo sviluppo dell’arsenale. Lui stesso, in una rara intervista, riconosce di aver spedito a Damasco una quantità di sostanze per «delle ricerche». Il regime lo ricompensa con assegni «robusti». Kuntsevic compra tecnologia in Europa che poi gira al «cliente», fa la spola con la capitale siriana. Fino all’ultimo. Il 3 aprile 2002 il generale passa a miglior vita mentre è a bordo di un aereo di linea che da Damasco lo riporta in patria. Nessuna spiegazione sulle cause del decesso. Poi un particolare curioso rivelato dal giornalista Ronen Bergman: sulla tomba del generale la data della morte è «29 marzo 2009». Un semplice errore?
La fine di Kuntsevic anticipa altri episodi misteriosi che legano la Siria e i suoi molti fornitori per la produzione di armi chimiche. Ci sono gli europei — inglesi e francesi — e poi i Paesi «a rischio». Nel luglio del 2004 un’esplosione a bordo di un treno devasta la cittadina nord coreana di Ryongchon. Si parla di un attentato fallito contro il leader Kim mentre una seconda ricostruzione sostiene che il «botto» ha distrutto un convoglio militare. A bordo dei vagoni tecnici siriani e missili destinati a Damasco, ordigni parte del piano chimico. Nuovo «incidente» nel luglio del 2007 nel centro ricerche di Al Safir, ad Aleppo: colpito un dipartimento dove si sviluppano i gas, muoiono dei consiglieri iraniani.
La serie degli strani eventi si allunga all’estate del 2010. In luglio un pescatore turco recupera in mare un cadavere irriconoscibile. Solo un mese dopo si scopre che si tratta del generale Yuri Ivanov, 52 anni, vice direttore del Gru, il servizio segreto militare. La versione ufficiale sostiene che annegato durante una nuotata al largo di Latakia, Siria, e il cadavere è stato trasportato dalla corrente verso la Turchia. Possibile che la scorta non si sia accorta di nulla? Hanno perso di vista un personaggio come Ivanov? Il sospetto è che il generale sia stato eliminato, probabilmente dal Mossad israeliano.
La catena dell’intrigo potrebbe continuare nei prossimi mesi. Se il piano sponsorizzato da Mosca prenderà quota sarà un duello. A Washington temono i trucchi e le tattiche dilatorie dei siriani. Con i russi ad assistere l’alleato Bashar. E chissà che non ci sia un altro Kuntsevic.
Guido Olimpio

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