Gilles Kepel e la «passione» degli islamisti
Dalle difficoltà di un accademico per raggiungere Gaza alla visita alla finta Dubai, Kepel raccoglie testimonianze di politici, intellettuali e gente comune. Ma soprattutto entra nel cuore delle contraddizioni dei movimenti islamisti in Egitto, che tentano di differenziarsi dall’islamismo del Golfo. In un viaggio nel Delta, da scrittore più che da esperto, Kepel viene accompagnato da giovani della Fratellanza, quando è ancora in vigore l’alleanza di «congiuntura» tra le alte «uniformi» e i «barbuti in cravatta».
E poi compaiono personaggi incredibili, come Pierre Sioufi, che vede trasformato il suo appartamento di piazza Tahrir in studio televisivo per le magnifiche scene delle proteste, visibili dal suo balcone. Mentre i Fratelli pregavano allineati in piazza e i giovani rivoluzionari sembravano disposti disordinatamente, anche quando lo sheikh Qaradawi arringava la folla. Ma la divaricazione tra «retorica rivoluzionaria e la sua incarnazione popolare» si fa subito sentire dopo la caduta di Mubarak. E qui compaiono i movimenti salafiti. Manipolati dalla polizia segreta, contrari al culto di Nasser e divisi sull’assassinio di Sadat, sono stati attivati per controbilanciare la Fratellanza, come nel caso dell’attentato della cattedrale di Alessandria nel 2010. Dall’incontro di Kepel con il leader della confraternita, Essam El-Arian si evince come politici di lungo corso, tra cui Abul Fotuh, sarebbero stati marginalizzati, senza procedere ad elezioni interne al movimento. Da qui nasce il concetto di «laicità relativa» che sarà di lì a poco applicato dalla confraternita alla nuova Costituzione.
Nel caos di quei mesi, molti contadini si sono appropriati di terre agricole all’interno di siti archeologici. Mentre la causa dell’inizio delle rivolte viene fatta risalire da Kepel agli incendi in Russia dell’estate del 2010, che hanno fatto di conseguenza aumentare i prezzi nei mercati egiziani. Il viaggio prosegue tra i copti, i cui leader religiosi hanno acquisito la guida delle loro comunità dopo la repressione delle élite commerciali cristiane nelle nazionalizzazioni degli anni Sessanta. E prosegue con due giovani, tornati dagli Stati uniti, solo per votare Morsi.
Related Articles
Mankell: Lo stato sociale è diventato un giallo
Anticipiamo un brano dall’autobiografia dello scrittore svedese che esce per Marsilio “La possibilità di trasfigurare se stessi è l’essenza della creatività . Nell’arco della mia carriera, ho descritto circa 2000 personaggi. C’è una parte di me in tutti loro”
PERCHà‰ IL DIVENIRE È UN ETERNO ERRORE
«Secondo un principio consolidato della metafisica classica, il divenire richiede una condizione che lo trascende» — scrive Biagio de Giovanni nel suo studio, importante e suggestivo, dedicato a Hegel e Spinoza. Dialogo sul moderno (Guida, pp. 267, 17). Tale principio domina effettivamente sia l’«antico», sia il «moderno»; non però, aggiungo, il pensiero del nostro tempo, per il quale il divenire non richiede altro che se stesso. Il mondo — il finito — non ha bisogno di Dio.
La mistica del capitalismo