by Sergio Segio | 9 Settembre 2013 8:34
ROMA — Epifani l’ha ribadito in chiusura di festa del Pd a Genova, e ci torna di nuovo Gianni Cuperlo, lo sfidante di Renzi alla segreteria: «Le primarie? Sono per il segretario non per il candidato premier». Quindi bisogna cambiare le regole: separare leadership del partito dalla premiership, e cominciare dai congressi locali. Ma l’accordo sulle regole del congresso non c’è: i renziani non vogliono modifiche; la sinistra, a partire da Bersani, sì.
Per il Pd comincia una settimana decisiva. Roberto Gualtieri è stato incaricato di scrivere una bozza d’accordo sulle regole entro venerdì, quando si riunirà il “comitatone”. Ci sta lavorando. Mentre i bersaniani hanno due appuntamenti per decidere chi appoggiare nella corsa alla segreteria. Sono rimasti isolati, dopo l’endorsement di Franceschini a Renzi. Si stanno spostando su Cuperlo, anche se la decisione vera e propria dovrebbe arrivare in una riunione, mercoledì. Sospettato di ordire trappoloni al sindaco di Firenze, Bersani contrattacca: «Basta dire che qualcuno fa trucchi, siamo un partito, un collettivo, non c’è nessuno che ha in mano le chiavi delle regole». E insomma, deciderà l’Assemblea nazionale convocata per il 20 e il 21 settembre. I renziani accusano di traccheggiamenti, di non avere indicato la data del congresso nella speranza che possa slittare al prossimo anno, a gennaio, febbraio. Bersani garantisce che non è così. Annuncia che appoggerà il candidato che assomiglia alla sua idea di partito e che comunque non intende fare il «team maker».
Però a temere un rinvio del congresso ora ci sono anche i “giovani turchi”. «Se si tiene questo schema di cominciare dai congressi locali, si rischia di non fare le primarie entro novembre o al massimo l’inizio di dicembre». Ragiona Francesco Verducci, che è nel comitato per le regole. Le sfide locali in pratica, così come le immagina Epifani, porterebbe a svolgere le primarie nazionali non prima di gennaio. I “giovani turchi” proporranno quindi di congelare i congressi regionali. Non la sola novità. «Per combattere davvero il correntismo che affligge il partito, basta un rimedio intanto – spiega Verducci – che ciascun candidato sia sostenuto da una sola lista, non come accade ora. Se tutti ci stanno, si può fare; vedremo così chi è contro le correnti a parole, e chi lo è nei fatti». Due idee e visioni di Pd si confrontano e si scontrano. «Serve un segretario che rinunci alla ribalta mediatica », bacchetta il ministro Andrea Orlando, supporter di Cuperlo, che chiede a chi è passato con Renzi: «Ne spieghino i motivi».
Fabrizio Barca, l’ex ministro della Coesione territoriale, impegnato per una riscossa del Pd (però non vuole candidarsi alla segreteria), ha lanciato un questionario: «Il partito ha davvero bisogno di un leader carismatico? ». Barca nei mesi passati ha girato per i circoli del Pd, e appoggia le iniziative di Pippo Civati. Civati è l’altro candidato alla segreteria, più che mai determinato – ribadisce – a correre alla primarie. «Sono molto felice di non ritirarmi, al massimo mi ritiro in una festa del Pd». E stigmatizza i posizionamenti già in corso: «… sembra un calciomercato ». Fuori dalla mischia del partito vuole restare il premier Letta. Punta alla navigazione del governo, e non vuole farsi strattonare: «Mi dedico completamente alla missione di governo. Del partito, il Pd, a cui sono affezionato, non posso e non voglio occuparmi, e non me ne occuperò».
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