by Sergio Segio | 8 Settembre 2013 6:39
Anzi rilancia annunciando che adesso si metterà mano anche alla riforma delle carceri con l’apertura di Pianosa e la chiusura delle strutture più piccole. Gli ultimi giorni sono stati segnati da una polemica durissima contro l’attuazione di quel provvedimento che prevede la soppressione di 947 uffici giudiziari, praticamente uno su due: tra questi 30 tribunali, 30 procure, 220 sezioni distaccate e 667 sedi di giudice di pace, con il trasferimento di 7.300 dipendenti e di 2.700 magistrati. Risparmio previsto: 80 milioni di euro. Ma proprio ieri sul Corriere della Sera, gli economisti Francesco Giavazzi e Alberto Alesina si sono chiesti se alla fine il governo resisterà davvero o se invece modificherà le nuove norme dimostrando che questa riforma è fatta in realtà di «parole al vento».
Ministro avete intenzione di cedere?
«Voglio rassicurare Alesina e Giavazzi e con loro tutti i cittadini: indietro non si torna».
Però su alcuni punti avete già ceduto concedendo una proroga di due anni ad alcuni uffici.
«Da quando mi sono insediata ho avviato trattative con i presidenti delle regioni, i sindaci, i sindacati di categoria per trovare una soluzione. E alla fine mi sono resa conto che non avremmo potuto soddisfare le richieste di tutti perché questo avrebbe significato far fallire la riforma. Quindi abbiamo deciso di procedere con alcune eccezioni. Abbiamo scelto di applicare un criterio standard che avesse come unico obiettivo smaltire i carichi di arretrato più consistente. È una correzione che chiamerei di buon senso. L’impianto e la sostanza della riforma, di cui va dato il giusto merito al governo Monti e in particolare a Paola Severino, non vengono toccati».
Quali sono?
«Le sedi che si trovano in centri con più di 180 mila abitanti e hanno un carico di lavoro che supera i 7.000 fascicoli ogni anno, vivranno per altri 24 mesi. A Sanremo, Chiavari, Bassano, Vigevano, Pinerolo e Alba si smaltiranno i processi civili. A Lucera e a Rossano Calabro quelli penali e civili Poi c’è Urbino che invece rimane aperto perché così ci ha imposto la Consulta».
Un ordine del giorno del Senato vincola il governo ad effettuare modifiche e secondo il capogruppo pdl Maurizio Gasparri la scelta di procedere ugualmente «sarebbe un atto gravissimo in contrasto con il Parlamento, che renderebbe ancora più precaria la vita del governo». Sicura che non ci saranno ripensamenti?
«Questa riforma è indispensabile e lo dirò in Parlamento. Ricorderò che ci siamo impegnati di fronte all’Europa e non possiamo perdere la faccia. Ma ricorderò soprattutto le sollecitazioni del capo dello Stato e del Csm affinché si proceda con la massima urgenza e senza passi indietro».
Lei dice di essere stata attaccata soprattutto dagli amministratori locali. Quali erano le loro istanze?
«Il problema è sempre lo stesso: sulle riforme siamo tutti d’accordo purché non intacchino i nostri interessi. Si è ripetuto quel che accade quando si deve aprire una nuova discarica che certamente è necessaria, purché la si faccia sotto casa di qualcun altro».
Quali sono gli interessi in gioco?
«Gli amministratori locali si fanno portavoce delle proteste dei dipendenti che saranno costretti a cambiare sede, poi ci sono i danni economici all’indotto provocati inevitabilmente dalla chiusura degli uffici pubblici. Ne siamo consapevoli e cercheremo di farci carico delle situazioni più gravi, però dobbiamo pensare al bene dominante che è quello del Paese, a una ristrutturazione generale che razionalizza e consente allo Stato grandi vantaggi».
Farete lo stesso con le carceri?
«Il progetto per la riapertura di Pianosa è pronto. Siamo già d’accordo con il presidente della Regione Toscana su un piano di rilancio dell’isola soprattutto per quanto riguarda gli investimenti nel turismo. Intanto abbiamo la mappa delle carceri che saranno chiuse se ospitano un numero troppo esiguo di detenuti oppure ampliate dove è possibile. Proprio tenendo conto del sovraffollamento, dobbiamo ridistribuire forze e denaro eliminando le strutture troppo onerose».
Lei parla al futuro, mentre una parte del Pdl minaccia di sfiduciare il governo. È sicura che resisterete?
«So che siamo in una situazione delicata, ma io sono abituata a lavorare come se non avessi scadenze e continuerò a farlo».
Ieri Berlusconi ha notificato alla Giunta del Senato un ricorso alla Corte Europea contro la legge Severino. Crede che questo debba fermare l’iter sulla sua decadenza da parlamentare?
«Ho già detto che tutti i dubbi devono essere fugati circa l’applicazione delle leggi. Ora l’ultima parola spetta al Parlamento. Per noi è doveroso attendere in silenzio le sue decisioni».
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