by Sergio Segio | 8 Settembre 2013 6:33
«Bravi ragazzi, sono fiero di voi», ha detto il capo politico del Movimento ai «suoi» parlamentari, che hanno concluso il loro gesto di «disobbedienza civile» per prendere parte al ConstitutionDays, l’iniziativa in difesa della Carta lanciata nei gazebo in tutta Italia. Una protesta, che però, potrebbe lasciare degli strascichi. Si discute, infatti, sulle possibili sanzioni. Per i dodici «ribelli» c’è anche il rischio dell’interdizione dai lavori dell’Aula (da due a quindici giorni). «Abbiamo consultato il regolamento — spiega Roberta Lombardi — e abbiamo visto che c’è anche questa possibilità, sospenderli non consentendo loro di accedere all’Aula. Ma sarebbe davvero troppo».
Intanto, si profilano i primi provvedimenti: la Camera dei deputati chiederà un risarcimento ai deputati che hanno occupato il tetto. «Quando l’Ufficio di Presidenza discuterà il tema delle eventuali sanzioni nei confronti dei responsabili della manifestazione i Questori chiederanno che venga aggiunto anche il risarcimento dei costi sostenuti dall’Amministrazione della Camera», hanno comunicato i questori di Montecitorio. Ma il vicepresidente di Montecitorio in quota Cinque Stelle Luigi Di Maio (che venerdì sera ha tentato di accedere al tetto ma è stato fermato dal questore anziano della Camera, deputato di Scelta civica e magistrato, Stefano Dambruoso) replica: «La protesta è costata zero, è costata meno di un giro in auto blu della presidente della Camera. Mi meraviglio della Boldrini».
Pier Ferdinando Casini punge i Cinque Stelle: «I parlamentari vengono pagati per lavorare, non per occupare i tetti. È questa la rivoluzione di Grillo?». Gli risponde Nicola Morra, capogruppo al Senato:«Perché le critiche Casini non le rivolge agli assenteisti?». Ad alimentare la polemica interviene anche il capogruppo pentastellato alla Camera, Riccardo Nuti, che scrive sul blog di Grillo: «Non si parli di violazione istituzionale. Violazione non è sul tetto di Montecitorio, ma sotto, stuprando la Costituzione e lasciando all’oscuro i cittadini». Il capo della comunicazione al Senato, Claudio Messora, prende posizione contro le critiche di Laura Boldrini, bollate come «una cosa francamente imbarazzante e inaccettabile».
Dalla Camera al Senato, oggetto del post di Grillo di ieri. Il leader dei Cinque Stelle ha ironicamente nominato Dario Fo suo senatore a vita, criticando le recenti scelte di Napolitano e i meccanismi in vigore(«Sono contrario alla nomina di senatori a vita con diritto di voto che alterano gli equilibri della democrazia popolare — scrive sul blog —. Un’usanza medioevale e antidemocratica). Secondo Grillo la nomina di Fo era quasi un atto dovuto. «Dario avrebbe rifiutato, va bene, ma il gesto andava fatto — commenta —. Se non lui, uno dei due Nobel italiani in vita, chi altri? Questo è uno sgarbo istituzionale, non una scelta».
Intanto, in vista delle prossime mosse degli aperturisti, Grillo lancia un altro avvertimento. Il capo politico pubblica una «guida per parlamentari M5S autostoppisti eventualmente dispersi a Roma», citando un passaggio del «Codice di comportamento»: «I gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle non dovranno associarsi con altri partiti o coalizioni o gruppi se non per votazioni su punti condivisi». La tensione, però, all’interno dei Cinque Stelle.
Emanuele Buzzi
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