L’intelligence del complesso militare-digitale è nuda

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Lo spionaggio della Rete esteso a tutti i messaggi cifrati personali. Con la collaborazione delle grandi corporation Il suo avvocato sostiene che viaggia molto per conoscere il paese ospite, la Russia; che sta leggendo Dostoevski. Pensa anche di cercare un lavoro in quel paese. La vita di Edward Snowden è dipinto a tinte pastello, ma le sue rivelazioni continuano invece a mettere in luce i lati oscuri della National Security Agency statunitense. Ieri sul «Guardian», «The New York Times», «ProPublica» sono stati pubblicati articoli che svelano il contenuto di alcuni file avuti dall’ex-militare statunitense.

Questa volta, viene divulgato il fatto che l’agenzia di intelligence statunitense, assieme alla «sorella» inglese, hanno spiato, con successo, messaggi criptati, che gli Stati Uniti hanno speso centinaia di milioni di dollari per sviluppare programmi informatici e avviare «collaborazioni» con compagnie telefoniche, Internet provider e imprese informatiche per poter avere le chiavi di accesso ai messaggi cifrati in Rete. L’imbarazzo di Obama Anche questa volta la Nsa ha provato a dissuadere i tre giornali a non pubblicare gli articoli in nome della sicurezza nazionale, visto che molti dei potenziali «sorvegliati speciali» potevano così correre ai ripari. La risposta è stata negativa. Sul «Guardian» e su «ProPublica» sono stati inoltre pubblicati anche commenti al vetriolo contro la Nsa e il governo degli Stati Uniti, considerati responsabili di un comportamento irresponsabile perché ha violato sistematicamente la libertà di espressione e la privacy, due fattori costitutivi, secondo i giornali, della Rete. In un commento pubblicato dal «Guardian» viene chiesta una riunione di urgenza delle organizzazioni proposte alla governance di Internet per censurare il comportamento dei governi Usa e inglese.

Nelle stesse ore che i contenuti degli articoli hanno cominciato a circolare in Rete, un imbarazzato Barack Obama ha dovuto vedersela al vertice del G20 in corso a San Pietroburgo con la presidente del Brasile Dilma Rousseff, che ha reagito con rabbia alle voci che la vedevano come una degli utenti di Internet «spiata» dalla Nsa. Stesso imbarazzo durante il colloquio di Obama con l’omologo messicano, anch’esso finito nel mirino della Nsa. Il presidente Usa ha rassicurato che le autorità americane forniranno la massima collaborazione con le indagini avviate nei due paesi. Sta di fatto che Dilma Roussef ha congelato i preparativi del viaggio di stato negli Stati Uniti previsto per Ottobre, in attesa delle scuse ufficiali da parte dall’amministrazione statunitense. Insomma, la valanga Snowden sembra proprio non fermarsi. Ma quello che emerge dalle informazioni diffuse dai tre quotidiani costituisce un tassello importante per comprendere la politica della sorveglianza messa in atto dalla Nsa. L’agenzia statunitense, e la sua omologa inglese, non solo hanno monitorato, controllato la posta elettronica di singoli e di imprese. Questo era infatti già noto. La differenza questa volta è costituita dal fatto che ad essere intercettati erano messaggi cifrati. Su Internet, o su un telefono cellulare connesso alla Rete, è infatti possibile usare programmi informatici che consentono di «cifrare» i messaggi.

Il mittente usa una «chiave» per rendere impossibile accedere al contenuto del messaggio, mentre il destinatario ha la «chiave» per decifrarlo. Ce ne sono molti di programmi in giro. La Nsa aveva accumulato un archivio con le chiavi ricavata da: l’uso di potenti computer che le hanno decifrate, la collaborazione con Internet provider o società di gestione della posta elettronica che consentono di inviare e-mail cifrate, l’uso di personale tecnico interno alle imprese in cambio di sostanziose collaborazioni. In ogni caso, i nomi di società coinvolte sono Google, Microsoft, Skype, Hotmail, Yahoo! e Facebook, anche se non è chiaro il livello della loro collaborazione o se se sono state oggetto di monitoraggio. Anche in precedenza era stato reso noto che Microsoft, Facebook e Google avevano ammesso di avere avuto contatti con la Nsa, garantendo la loro collaborazione in nome della sicurezza nazionale per le attività di intelligence che coinvolgevano cittadino non americani. I protocolli di cifratura più noti in possesso della Nsa sono quelli relativi all’accesso https, al voice-over Ip e al Ssl. Progetto decennale È dal 2000 che la Nsa ha messo a punto progetti per l’intercettazione di messaggi cifrati.

Finora ha investito una media di 200 milioni di dollari all’anno solo per questo (oltre 250 solo nel 2013). I nomi dei progetti sono fantasiosi. Uno, quello che fa capo alla Nsa, è stato denominato Bullrun, il nome di una località dove si combattè una delle prime battaglie per la guerra d’indipendenza. L’altro, relativo all’inglese «Government Communications Headquarters», si chiama Edgehill. Tutti fanno capo alla madre di tutti i progetti, il Sigint Enabling, cioè il «Signals Intelligence Enabling». Non è la prima volta che gli stati Uniti hanno spiato la Rete. Nei primi anni Novanta, hanno cercato di avere una «back doors» per entrare nei computer, sollevando una pioggia di critiche. Poi ci sono state le indiscrezioni su Echelon, che doveva controllare, intercettare le comunicazioni telefoniche e telematiche attraverso parole chiave. La sua esistenza non è stata né confermata, né smentita. Poi la proposta durante l’amministrazione Clinton di inserire un microprocessore nei computer – il cosiddetto «Clipper chip» – «sensibili».

Anche in questo caso, il governo Usa ha prontamente ritirato la proposta per le critiche che ha incontrato non solo tra gli utenti della Rete, ma anche nel Congresso. È nel 2001 che la Nsa cambia tattica per raggiungere lo stesso obiettivo. Sviluppo di programmi informatici e ricerca di collaborazione con le imprese informatiche. Le Torre Gemelle sono da poco crollate e la legislazione antiterrorismo varata da ampi margini di manovra. Dieci anni passati a monitorare, controllare all’interno di un costituendo «complesso militare digitale» che è venuto lentamente alla luce grazie alle rivelazioni di Wikileaks e, soprattutto, di Edward Snowden, un militare direttamente impegnato nell’attività di intelligence nella Rete. Snowden sta ora leggendo Dostoevski. I demoni che ha conosciuto nelle pagine dello scrittore russo sono certo diversi da quelli evocati con le sue dichiarazioni. Ma sempre demoni sono.


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