Rodotà e Landini: uno «spazio politico» per non cadere nel vuoto delle larghe intese

by Sergio Segio | 4 Settembre 2013 7:54

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Se n’è parlato all’inizio di agosto, ma poi se ne sono perse le tracce. L’assemblea convocata da Stefano Rodotà e da Maurizio Landini ora ha un luogo, il centro Congressi Frentani a Roma, e un orario d’inizio, le 10,30. Il giorno da annotare in agenda per chi vuole «ricostruire una politica che torni ad essere “costituzionale”» e transitare dall’attuale «vuoto politico ad uno spazio politico», è domenica 8 settembre, tra quattro giorni. Nelle intenzioni dei promotori – tra i quali c’è Gustavo Zagrebelsky – questa iniziativa è il primo passo di un percorso che porterà ad una manifestazione fissata il 5 ottobre a Roma. Fino ad oggi hanno aderito la Fiom, Libera di Don Ciotti, Emergency di Gino Strada e le associazioni che intendono applicare fino in fondo il dettato costituzionale. Quelle, ad esempio, che rifiutano il nesso istituito dal governo delle larghe intese secondo il quale per abolire il «Porcellum» è necessario cambiare la Costituzione.
Coincidenza vuole che il Ddl sulle riforme costituzionali andrà in aula alla Camera già lunedì, all’indomani dell’assemblea. Nel frattempo il tam tam della rete ha diffuso la notizia di un presidio del Movimento 5 stelle a Roma, dopo la tregua siglata a fine luglio con la maggioranza. Per capire lo spirito dell’iniziativa di domenica bisogna anche ricordare l’antefatto del comitato dei 40 «saggi» voluto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. I «saggi» lavoreranno fino a febbraio 2014 sulla revisione dei Titoli I, II, III e V della seconda parte della Costituzione. Da questo comitato si è dimessa la costituzionalista Lorenza Carlassarre che è tra le promotrici dell’assemblea ai Frentani. Il terreno della battaglia è dunque pronto. Le forze schierate in campo anche.
Un altro dei temi dell’iniziativa è la richiesta di una nuova legge sulla rappresentanza sindacale. L’impressione è che una simile legge non sarà esattamente convergente con quella richiesta, o per meglio dire pretesa, dall’Ad Fiat Sergio Marchionne. Nella conferenza stampa di presentazione del nuovo «spazio politico» Landini e Rodotà hanno insistito sulla necessità di tornare ad occuparsi di «lavoro». Domenica si capirà se la direzione sarà quella indicata dai sindacati confederali e da Confindustria nel nuovo «patto dei produttori» siglato alla festa del Pd a Genova in vista della discussione sulla legge di stabilità.
Una delle priorità di questo patto è il ripensamento del Titolo V della Costituzione, necessario per «abolire le province» o «ridurre il numero dei componenti degli organi elettivi a tutti i livelli di governo». Il tutto tornerebbe utile per una spending review non più basata su «tagli lineari, ma selettivi». Riduzione della spesa pubblica (si parla di 10 miliardi di euro, ad esclusione della scuola) e riforma costituzionale. Temi a dir poco scottanti per chi promuove l’incontro romano.
Sull’organizzazione di questa assemblea ieri erano ancora in corso riunioni e consultazioni. Oggi dovrebbe essere diffuso un comunicato dove verrà ribadita l’esigenza di non creare «liste o un nuovo partito», come ha scritto Rodotà su La Repubblica il 20 agosto scorso. Per il momento si pensa ad uno spazio dove «persone di buona volontà potranno trovare possibilità di dialogo e consenso sociale».
Resta da capire quale sarà la dialettica, o il conflitto, tra questo «spazio» e il Pd «renziano» che, come ha scritto il Financial Times lunedì, si sta spostando «a sinistra, ma rischia di perdere la sua reputazione progressista». Termini usati acriticamente che indicano però la nuova geografia politica e mediatica che si sta componendo sotto l’ombrello delle larghe intese. In queste condizioni per tutti è facile precipitare nel vuoto. E iniziare a sprofondare.

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