Decadenza, rinvio più probabile Le strategie di giuristi e politici

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La Corte d’appello ha già trasmesso alla giunta per le elezioni del Senato la sentenza sul Cavaliere, ritenuto l’ideatore e il beneficiario della evasione fiscale Mediaset, chiedendo di applicare la legge Severino. Ma, dopo la minaccia pdl (se sarà decadenza sarà crisi di governo) e l’invito del pd Luciano Violante (garantire a Berlusconi il diritto di difesa), potrebbe allontanarsi il momento del muro contro muro. In attesa che la magistratura ricalcoli, forse già entro metà ottobre, l’entità dell’interdizione dai pubblici uffici (da uno a tre anni) già prospettata dalla Cassazione. Così, per il 9 si prevede per ora solo la relazione del pdl Andrea Augello, l’avvio della discussione generale, e un rinvio. Come? Ecco alcuni scenari.
INELEGGIBILITA’
Tutto è iniziato da lì. Dai ricorsi che chiedevano di non convalidare l’elezione del Cavaliere, ritenuto concessionario di un bene pubblico, l’etere televisivo, e dunque ineleggibile ai sensi dell’articolo 10 del Dpr del 1957. La discussione venne sospesa alle schermaglie sul ruolo effettivo di Berlusconi in Mediaset, per affrontare quella sulla legge Severino che prevede la decadenza «immediata» per sopravvenuta incandidabilità. La questione ineleggibilità si ritenne assorbita.
Ma ora che la Cassazione ha definito Berlusconi il «dominus» dell’azienda, i profili di ineleggibilità si fanno più nitidi. E si fa strada persino tra i suoi difensori politici la voglia di riparlarne.
RICORSO A STRASBURGO
Ancora non è arrivato in giunta. Ma Berlusconi stesso lo ha preannunciato. I suoi legali stanno ancora lavorando sui precedenti, quantomeno «assimilabili». In attesa dell’esito di quel ricorso, Berlusconi stesso potrebbe chiedere alla giunta un rinvio, in chiave garantista. Gli assicurerebbe, secondo i tempi medi della Corte europea dei diritti umani, quasi un anno di respiro. Lo può richiedere anche prima del voto sulla decadenza.
LA STRATEGIA DI AUGELLO
Il relatore non chiederà un «sì» o un «no» secco sulla decadenza. Nel corposo documento, ancora in fase di stesura, propone un percorso possibile. Partendo da una certezza: i «dubbi giuridici sollevati dai pareri pro veritate arrivati alla giunta non possono rimanere senza risposta». Dunque, potrebbe far notare, occorre approfondire la questione della natura della norma se davvero amministrativa o penale (e in tal caso irretroattiva) e i dubbi di costituzionalità in base all’articolo 66 della Carta sul diritto del Parlamento a decidere sui titoli dei senatori. E chiedere di valutare se è opportuno che la questione venga sciolta dalla Consulta.
SFILATA DEI GIURISTI
Se il Pd non accogliesse le proposte, o prima ancora, su richiesta del Cavaliere, si potrebbe arrivare alla fase di contestazione. Quella che prevede l’istituzione di un comitato inquirente. È qui che Berlusconi, i suoi legali e i suoi fedelissimi, potrebbero portare le testimonianze a difesa. Verranno richiamati in questa fase i giuristi che hanno fornito pareri pro veritate alla difesa dell’ex premier. E, forse, non solo loro. E il Cavaliere potrebbe tenere qui la sua autodifesa pubblica.
LE ONLUS
Intanto Berlusconi dovrà decidere in quale modo chiedere di scontare la pena: domiciliari o affidamento ai servizi sociali. Nel secondo caso, i giudici non farebbero fatica a trovare una struttura dove piazzarlo. Sarebbero già diverse le Onlus che si sono fatte avanti, interessate a prenderlo in carico, confidando forse anche sulla «generosità» del Cavaliere.
Virginia Piccolillo


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