Un’indagine del Viminale sui centri per stranieri

by Sergio Segio | 22 Agosto 2013 8:12

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Una riunione per «affrontare le problematiche della gestione amministrativa degli stranieri trattenuti nei Cie» e per discutere della «sicurezza interna ed esterna di tali strutture». Altra richiesta: entro lunedì 26 sul tavolo di Giovanni Pinto, direttore centrale dell’immigrazione incaricato dal dipartimento di pubblica sicurezza, «si prega di far pervenire una dettagliata relazione sulle principali criticità registrate, nonché ogni altra utile notizia sull’andamento e/o funzionamento dei Centri».
Tutto questo proprio nel giorno in cui la ministra per l’Integrazione Cecile Kyenge dal Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Isola Capo Rizzuto invoca «attenzione» anche «verso gli operatori che subiscono sicuramente una tensione enorme perché non è facile lavorare all’interno della struttura».
Sono molti, gli operatori. Ma la sicurezza dei Centri è affidata alla polizia e i sindacati degli agenti — Sap in testa — chiedono da tempo più sicurezza per loro stessi, più personale per il settore immigrazione e una ridefinizione delle regole d’ingaggio di chi lavora ogni giorno in quelle strutture: stabilire meglio chi fa cosa, con quali modalità, come gestire i migranti che devono essere identificati e che non sono (almeno formalmente) nelle stesse condizioni dei detenuti in carcere. È sempre più evidente, dicono, che trattenere gli immigrati nei Cie fino a diciotto mesi è «una follia», come proprio i sindacati di polizia definirono le modifiche alla Bossi-Fini che allungarono da sei a diciotto, appunto, i mesi massimi di permanenza nei Centri.
Per le questure che hanno un Cie sul proprio territorio la circolare è un primo passo verso il chiarimento dei punti più problematici. Una verifica su quel che non va. La convocazione dei funzionari responsabili Cie di tutt’Italia significa quantomeno che è arrivato il momento di discutere del problema «in relazione alle numerose criticità registrate nell’ultimo mese», per dirla con la stessa premessa del documento. Anche perché è evidente che d’estate, con il moltiplicarsi degli sbarchi, i problemi si amplificano poiché crescono a dismisura i numeri degli immigrati ospitati creando tensioni che spesso sfociano in vere e proprie sommosse, con devastazioni, scontri, incendi, feriti.
La ministra Kyenge ne segue ogni dettaglio. Da Isola Capo Rizzuto dov’è presente il Cara ma anche il Cie (chiuso nei giorni scorsi dopo la morte di un immigrato che ha scatenato una rivolta) ieri ha ripetuto che «la condizione dei centri di accoglienza è un problema anche europeo», che «l’Europa non può lasciare sola l’Italia». Il problema dei rifugiati, ha aggiunto, «è un percorso internazionale che deve riguardare tutta l’Unione Europea e deve essere portato avanti non da un unico Paese ma da tutta la comunità, rafforzando gli accordi con i Paesi d’origine. Su questo il nostro ministero sta portando avanti un progetto sostenendo la democrazia e la pace nei paesi di provenienza dei migranti».
Ha visitato anche il Cie e il Cara di Crotone, Cecile Kyenge. Per concludere una volta di più che strutture come i Centri di identificazione devono «far riflettere su quelle che sono le norme e le leggi sull’immigrazione».
Giusi Fasano

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