Un mese e mezzo per trovare le coperture L’asticella del Tesoro sale a 14 miliardi

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ROMA — Fabrizio Saccomanni ha un mese e mezzo per trovare circa 4 miliardi di euro di coperture per il 2013 più una decina di miliardi per il 2014. Sarà davvero un’impresa per il ministro del Tesoro riuscire a soddisfare tutte le esigenze, considerando che dopo un tira e molla di tre mesi all’interno della maggioranza è riuscito a trovare poco meno di 3 miliardi con coperture che, tra l’altro, non convincono del tutto. Ma il difficile appunto viene adesso. Entro il 15 ottobre il governo deve approvare la legge di Stabilità per il 2014, quella che una volta si chiamava Finanziaria, e chiudere le pendenze 2013. Cominciamo da queste ultime.
Il governo, con il decreto approvato l’altro ieri che ha cancellato la prima rata dell’Imu sull’abitazione principale e sull’agricoltura, si è impegnato ad abolire anche il saldo 2013. Questo significa trovare altri 2,4 miliardi. A questi bisogna aggiungere un altro miliardo se la sospensione dell’aumento dell’Iva dal 21 al 22%, che altrimenti partirebbe il primo ottobre, verrà confermata fino al 31 dicembre di quest’anno. E siamo a quasi tre miliardi e mezzo. Se contiamo che alcune centinaia di milioni serviranno per rifinanziare le missioni militari all’estero fino al 31 dicembre 2013 e ulteriori esigenze che dovessero manifestarsi sul fronte della cassa integrazione in deroga (le Regioni dicono che servirebbe ancora un miliardo, ma probabilmente esagerano), arriviamo a 4 miliardi. Dove trovare le risorse per coprire queste minori entrate (Imu, Iva) e maggiori spese? Al Tesoro temono che alla fine non si potrà fare a meno di aumentare le accise (nei giorni scorsi si era parlato perfino della benzina) perché è impossibile immaginare tagli della spesa corrente che possano generare miliardi di euro in appena 2-3 mesi (qualcosa invece si può fare sulle spese in conto capitale, dirottando i fondi delle opere non cantierate). Eppure una copertura andrà trovata, altrimenti il deficit 2013 rischia di superare il 3% del Prodotto interno lordo e l’Italia infrangerebbe di nuovo le regole europe. Teniamo conto tra l’altro che le stime del governo di un deficit al 2,9%, formulate a maggio, appaiono ottimistiche perché basate su un Pil previsto in calo dell’1,3% mentre secondo le più recenti previsioni degli organismi internazionali, dovrebbe essere più forte, intorno all’1,8%.
Passiamo ora al 2014. Se si confermerà la volontà di non far scattare l’aumento dell’Iva, che vale circa 4,5 miliardi di euro di gettito in dodici mesi e che è compreso nell’andamento tendenziale (cioè a legislazione vigente) dei conti 2014, bisognerà appunto coprire questa mancata entrata. Inoltre, il governo garantisce che la Service tax che sostituirà dal prossimo anno l’Imu farà pagare di meno ai contribuenti e quindi, anche qui, bisogna mettere in conto un minor gettito. Non diciamo pari a quello dell’Imu sulla prima casa, come vorrebbe il Pdl, ma accontentiamoci della metà, cioè un paio di miliardi, quelli che lo Stato dovrebbe trasferire in più nelle casse dei Comuni, per consentire loro di usare la mano leggera sulla nuova tassa. Siamo così arrivati a 6,5 miliardi. Ma anche la cassa integrazione in deroga non finisce nel 2013. Negli ultimi due anni, ha spiegato il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, lo Stato ha speso 2,5 miliardi all’anno per dare un sussidio ai lavoratori delle piccole imprese in crisi (ma ne hanno approfittato anche le grandi) sprovvisti della cassa ordinaria e straordinaria. Ovviamente la legge di Stabilità non metterà subito tutto a disposizione, anche perché sono in arrivo criteri più rigidi per la concessione della cig in deroga e poi si spera che con il rallentamento della crisi le esigenze diminuiscano. Ma comunque una prima tranche dovrà essere stanziata. Cinquecento milioni? Un miliardo? Il conto 2014 già supera abbondantemente i 7 miliardi. E questo solo calcolando le richieste urgenti che vengono da Pd e Pdl, senza considerare cioè gli interventi che il governo vorrebbe mettere in cantiere per rilanciare la crescita, a partire dalla riduzione delle imposte su imprese e lavoratori, che pure dovrebbe essere coperta.
Lo stesso premier, Enrico Letta, ha avviato un dialogo con la Confindustria e con Cgil, Cisl e Uil, consapevole che questa volta imprese e sindacati si uniranno in un forte pressing sul governo per ottenere quello che più volte il presidente del Consiglio ha promesso: l’alleggerimento delle tasse sul lavoro. La Confindustria vorrebbe il taglio dell’Irap, i sindacati insistono sull’aumento delle detrazioni sul lavoro dipendente. Sarà impossibile accontentare tutti, ma qualcosa Letta e Saccomanni dovranno fare. Ma quando si decide un alleggerimento del prelievo fiscale su imprese e lavoratori bisogna mettere sul piatto svariati miliardi. E così non ci vuole molto per arrivare a una decina di miliardi di euro da coprire nel 2014 tra minori entrate (Iva, Service tax, lavoro) e maggiori spese (cig in deroga), semplicemente proiettando sull’anno prossimo le pendenze 2013 non ancora risolte e aggiungendovi un intervento per la ripresa. Dove trovarli? Spending review (è attesa la nomina di un supercommissario) e lotta all’evasione fiscale sono le parole d’ordine al Tesoro.
Enrico Marro


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