by Sergio Segio | 1 Agosto 2013 7:38
ROMA — A Montichiari, circa un anno fa, ci fu una grande festa. Centinaia di cuccioli di beagle furono liberati da Green Hill, l’azienda che li allevava per poi venderli in Europa a laboratori di ricerca. Proprio qualche giorno fa le associazioni hanno ricordato l’anniversario con una passeggiata a sei zampe: padroni più cani. E adesso quella storia viene definitivamente archiviata.
Centri come Green Hill non potranno più esistere sul territorio italiano. La struttura del bresciano, sotto sequestro, non verrà riaperta. Ieri la Camera ha approvato la legge di delegazione europea che contiene anche l’articolo sul benessere animale, il numero 13, il più discusso. Viene vietato «l’allevamento di cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione». All’inizio di luglio il testo aveva ricevuto il via libera del Senato, manca solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
È la fine di un lungo percorso avviato nella scorsa legislatura da Michela Brambilla, Pdl. La legge ha ricominciato il percorso parlamentare tale nella forma con cui era stata presentata. «È la nostra vittoria definitiva, non ci saranno più Green Hill. È stato compiuto un nuovo passo avanti verso una maggiore tutela degli animali sottoposti a test, l’Italia ha dato un segnale importante», dice l’ex ministro del Turismo.
L’articolo 13 traduce in senso restrittivo il contenuto della direttiva europea. In particolare i commi che riducono il margine a metodiche sperimentali non rispettose degli animali. Il termine vivisezione è improprio perché nei laboratori occidentali le prove di farmaci e dispositivi medici vengono condotti limitando per quanto possibile la sofferenza delle piccole vittime.
Vengono tra l’altro vietate però alcune pratiche piuttosto diffuse (test per droghe, alcol, tabacco, armi, didattica). Obbligo di anestesia e analgesia che oggi in Italia non risulterebbero usate almeno nel 20% degli esperimenti su circa 900 mila animali. Si impegnano inoltre i centri di ricerca e istituzione a sviluppare metodi sostitutivi alla sperimentazione su esseri sensienti. «Questa legge è la base per migliorare le condizioni degli animali, è il coronamento della battaglia degli attivisti», prevede un futuro di cambiamenti la Lav, lega antivivisezione.
In questi anni di dibattito non sono mancate le voci che hanno sostenuto il diritto della ricerca a non essere limitata nel suo sviluppo da regole troppo rigide. Metodiche realmente sostitutive ancora non sono disponibili, come fa notare Pia Locatelli, coordinatrice in Commissione esteri della Camera del gruppo misto: «Nessuno di noi è favorevole alla vivisezione e non ha a cuore il benessere degli animali. Purtroppo oggi non esistono, se non in casi limitati, vere alternative. E non si può rinunciare a provare un farmaco che potrebbe salvare un bambino dal cancro». Silvana Amati, deputata Pd è favorevole all’«abolizione di tanti test inutili. Dobbiamo vigilare e spingere per poter rinunciare agli esperimenti in vivo».
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