Stalking, procedimenti penali in crescita. Nel 2012 oltre 15.700

by Sergio Segio | 9 Agosto 2013 15:40

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ROMA – Arresto obbligatorio in flagranza per i delitti di maltrattamento familiare e stalking. È questo uno dei punti importanti del decreto sul femminicidio approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Un provvedimento sorto sull’onda dei tanti casi di cronaca che hanno funestato la cronaca recente del nostro Paese. Ma quante sono le condanne per stalking in Italia? E come è mutata la situazione dall’entrata in vigore della specifica legge sullo stalking?

I dati. Era il 23 aprile del 2009 quando il decreto sullo stalking fu convertito in legge. Da allora i procedimenti penali a carico di chi si è reso responsabile di atti persecutori è andato sempre aumentando. I dati del ministero della giustizia, relativi ai casi iscritti a registro e definiti presso le Procure della Repubblica e/o i Tribunali ordinari, parlano di 10.057 procedimenti iscritti nel 2009 (4.524 quelli definiti), 14.883 nel 2010 (8.949 definiti), 15.150 nel 2011 (con un +2% di procedimenti iscritti rispetto al 2010 e 12.126 definiti) e 15.726 nel 2012 (con un +4% di procedimenti iscritti rispetto al 2011 e un totale di 13.169 procedimenti definiti). Ovviamente il ministero della Giustizia evidenzia la variazione percentuale solo a partire dal 2001, perché nel 2009 la legge è entrata in vigore ad aprile e i dati, non essendo riferiti all’intero anno, non sono confrontabili con il 2010.

Modalità di definizione. Con riferimento agli anni 2011 e 2012, poi, è possibile osservare le modalità di definizione dei procedimenti aperti per stalking (in valori percentuali).  Ecco allora che nel 2012 per il 38% delle notizie di reato contro noti si è dato inizio all’azione penale (era il 39,3% nel 2011), nel 39,1% dei casi si è invece chiesta l’archiviazione (era il 39,3% nel 2011), mentre per il 14,9% dei casi si è chiesto la riunione ad altro procedimento (erano il 16,9% nel 2011). Atrimenti definiti l’8% dei procedimenti.

Un reato di alto impatto sociale. Lo stalking è considerato un reato ad alto impatto sociale. Sul “campo” si nota un incremento delle denunce, fatto che stride con alcune letture che vorrebbero le vittime più caute nel denunciare dopo l’approvazione della legge e l’inasprimento delle sanzioni, visto il legame affettivo e parentale che spesso vige con il persecutore. In realtà le notizie provenienti da Tribunali e Procure dicono che le denunce sono in aumento e la legge è solo di supporto alle vittime. L’unico strumento a cui si rinuncia denunciando è l’”ammonimento”, vale a dire il provvedimento che si richiede al Questore e che invita il persecutore a mettere fine al suo comportamento. Con la denuncia questo passaggio viene saltato.

Il reato di stalking è considerato un reato ad alto impatto sociale anche per le modalità con cui viene perpetrato. Non è un reato d’impeto ma concerne l’abitualità, richiede una reiterazione di tutta una serie di comportamenti. Denota, se così possiamo dire, una inclinazione al delitto e, dunque, una maggiore pericolosità sociale. Lo stalker non si preoccupa spesso di assumere determinati atteggiamenti in pubblico, è indifferente a tutto ciò che lo circonda, è spesso privo di remore e di scrupoli. Ma è ben consapevole delle conseguenze penali del suo comportamento. Un fatto che molto spesso non lo fa recedere dalle sue intenzioni. (da.iac)

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