by Sergio Segio | 21 Agosto 2013 7:07
LONDRA. LO CHIAMANO Magic Roundabout, il “Girotondo magico”: prendere un taxi alle 7 del mattino per andare a casa giusto il tempo di una doccia e poi farsi riportare in ufficio. Per Moritz Erhardt, studente ventunenne tedesco della University of Michigan e stagista presso la sede londinese della Bank of America Merill Lynch, si è rivelato fatale. Quando una mattina non l’hanno visto rientrare in ufficio dopo che aveva lavorato per tre giorni di fila fino alle sei del mattino, i suoi colleghi sono andati a cercarlo. Lo hanno trovato privo di vita nella doccia del dormitorio per studenti di Bethnal Green, nella zona est di Londra. Una morte ancora da spiegare, dovuta forse a una convulsione visto che Moritz era affetto da epilessia, ma che per molti è già diventata emblematica della realtà di tanti aspiranti bancari.
Le loro testimonianze si sono raccolte attorno un trafiletto pubblicato sul sito wallstreetoasis.com: «Trovato morto nella doccia dal suo coinquilino. Stagista presso la Bank of America che era tornato a casa alle 6 del mattino per tre giorni di seguito».
Sono storie di turni di lavoro massacranti, almeno 14 ore al giorno, tanti caffè e poche ore di sonno. Nella speranza d’impressionare i propri superiori e ottenere così un’occupazione fissa. «Lavori tutte le ore che ti chiedono», scrive un anonimo tirocinante. «Cento ore a settimana erano il minimo e la media era probabilmente 110. Io lavoravo sei giorni e mezzo a settimana», ricorda un ex stagista. «I tre peggiori mesi della mia vita». Poco importa che lo stage sia ben pagato: circa 2.700 sterline al mese, oltre 3.100 euro. E anche un ex bancario, parlando sotto anonimato all’Independent, ha confermato che «i tirocinanti possono regolarmente arrivare a 100 o anche 110 ore di lavoro a settimana, ma sono tutti consapevoli che lavorare in banca è duro». Moritz lo era di certo. Nel suo portfolio online scriveva di essere «molto competitivo e ambizioso» e di avere sempre avuto «una persistente aspirazione» a «eccellere nella vita». «Di conseguenza – concludeva – ogni tanto sento la pressione». Al termine del suo stage mancavano solo sette giorni.
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