SNOWDEN, OBAMA E I PARADOSSI DI PUTIN

by Sergio Segio | 21 Agosto 2013 9:02

Loading

Di fronte all’ambizioso piano di riforme proposto dal presidente Obama per evitare violazioni della privacy nell’azione di intelligence, in seguito alle rivelazioni di Snowden, è giusto che allo stesso Snowden venga concessa l’opportunità di farci cambiare idea sul suo conto, di convincerci che ha fatto quello che ha fatto perché aveva a cuore la democrazia e non perché è un traditore. È un dato di fatto che ha scaricato i suoi dati ed è scappato in Paesi ostili a noi americani e ai principi che lui stesso sosteneva. Per farci cambiare idea sul suo conto, Snowden dovrebbe tornare in America, sostenere le sue ragioni e affrontare i suoi accusatori. Significherebbe rischiare una pesante condanna carceraria, ma significherebbe anche mostrare fiducia nel senso di giustizia del popolo americano, che non consentirebbe, ne sono convinto, che una persona che ha rivelato segreti di Stato per il bene della democrazia venisse condannata ingiustamente.
Quanto a Putin, l’occasione per farci cambiare idea sul suo conto (facendo ripartire su basi nuove le relazioni fra Russia e Stati Uniti) se l’era fatta sfuggire già molto prima di concedere asilo politico a Snowden. I rapporti con Putin per l’America hanno sempre comportato un compromesso: accettare almeno in parte il suo autoritarismo in cambio di una collaborazione su tematiche globali per noi importanti, fintanto che l’uomo forte del Cremlino continua, «più o meno», a mantenere la Russia sulla strada di una società più aperta e consensuale. Ma questo equilibrio ormai è saltato. L’insistenza di Putin nel contrastare qualsiasi iniziativa diplomatica sulla Siria che possa portare alla rimozione del «suo uomo», il presidente Bashar al-Assad, gli abusi nei confronti degli omosessuali in Russia e l’uso spudorato di tattiche legislative per mettere a tacere qualunque voce critica all’interno del Paese sono la dimostrazione che ormai questo rapporto non porta più frutti, né a noi americani né a tanti russi.
Ma invece di prendere di petto Putin, che servirebbe solo a fargli guadagnare consensi tra i suoi sostenitori, sarebbe molto meglio colpirlo dove fa davvero male, contestando pubblicamente l’idea che l’uomo forte del Cremlino sta rendendo la Russia più forte.
Obama avrebbe potuto dire questo, la settimana scorsa, quando gli hanno chiesto di Putin: «Vedete, nel lontano 1979 i brutali predecessori sovietici del presidente Putin ci spedirono Sergey Brin e la sua famiglia. Come sapete, Brin in seguito è diventato uno dei fondatori di Google. Per la Russia è stata una perdita, ma per noi e per il mondo è stato un regalo. Oggi non potremmo godere dei benefici delle ricerche su Internet se i sovietici non avessero reso la vita tanto sgradevole per la famiglia di Brin. Sottolineo questa cosa perché il presidente Putin non sembra interessato a rendere la vita gradevole, nella Russia odierna, per i Sergey Brin della sua generazione. Putin sembra interessato solamente a stendere oleodotti e gasdotti ed estrarre petrolio e gas naturale (invece di incoraggiare i giovani russi di talento) e a fare in modo che lui e i suoi compari abbiano la loro fetta dei proventi del petrolio.
«Guardate cosa ha appena fatto Putin. Sergej Gurev è uno dei migliori talenti della nuova generazione di economisti in Russia ed è stato rettore di una delle poche istituzioni accademiche di eccellenza rimaste alla Russia, la New Economic School. Di idee liberali, ha svolto con lealtà il compito di consulente economico sotto l’ex presidente Dmitrij Medvedev, ma dopo aver firmato insieme ad altri un rapporto critico sulla condanna di Michail Chodorkovskij, il magnate del petrolio mandato in carcere da Putin, gli scagnozzi del presidente hanno cominciato a perseguitarlo. Ha detto che gli hanno perfino chiesto di mostrare email di cinque anni fa. (Attento, Snowden.) La primavera scorsa Gurev è scappato in Francia dicendo che aveva paura di finire in prigione, e dice che non intende tornare in patria.
«Signor Sergej Gurev, venga in America. Porti i suoi amici. Porti anche le componenti di quella band che Putin ha incarcerato, le Pussy Riot. Nessuna persona creativa ha alcun futuro nella Russia di Putin, perché il presidente russo non ha capito il presente: non ci sono più Paesi “sviluppati” e “Paesi in via di sviluppo”. Ci sono solo Paesi che lasciano grande spazio all’immaginazione e Paesi che lasciano poco spazio all’immaginazione, vale a dire Paesi che coltivano l’innovazione e gli innovatori e Paesi che non lo fanno, in un mondo dove molte più persone rispetto un tempo hanno la possibilità di trasformare idee in prodotti, servizi, aziende e posti di lavoro, più rapidamente e con molti meno costi che in qualsiasi altro periodo storico. Putin sta costruendo una monocultura politica che trascinerà la Russia in fondo alla classifica dei Paesi che lasciano poco spazio all’immaginazione.
«Putin preferisce fare affidamento su persone meno istruite, gente di campagna dalle idee xenofobe, che si beve le sue storie antiamericane e antigay sul mondo che vuole soltanto impedire che la Russia rialzi la testa. Mentre la fratturazione idraulica, la trivellazione orizzontale e l’efficienza energetica si diffondono in tutto il mondo con effetti dirompenti, e i prezzi del gas e del petrolio scendono, l’incapacità di Putin di investire nel talento umano della Russia – cosa che non farà mai perché significherebbe dare potere ai russi e liberarli dalla sua morsa – diventerà un grosso problema per il suo Paese ».
Questo è quello che avrei detto io. Ci perdiamo qualcosa a rinunciare all’aiuto di Putin? Assolutamente sì. Quelli che dicono che non abbiamo bisogno della Russia si sbagliano. Non esiste problema nel mondo – la Siria, l’Afghanistan, l’Egitto, il cybercrimine, i problemi del clima, le droghe – che non si potrebbe risolvere più facilmente se Stati Uniti e Russia lavorassero insieme. (Per questo ero contrario all’espansione della Nato). Ma per Putin scagliarsi contro l’America in questo momento è essenziale per garantirsi la sopravvivenza politica in patria.
Non ha senso, quindi, perdere altro tempo con lui. Non ci darà una mano, ma non è in grado di farci danni seri. Può fare e sta facendo danni seri alla Russia, privilegiando il servilismo rispetto alla competenza. Tutti i sistemi che adottano questa politica alla lunga finiscono per morire. Provate a cercarlo su Google.
© 2013 New York Times news service Traduzione di Fabio Galimberti

Post Views: 184

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2013/08/snowden-obama-e-i-paradossi-di-putin/