Scontri al corteo No-Muos, ferito un militare
PALERMO — La rete che protegge il mega radar americano salta mentre il sole comincia a calare. Prima tagliata e poi divelta, la recinzione della base militare di contrada Ulmo a Niscemi, una settantina di chilometri da Caltanissetta, cade sotto la pressione delle centinaia di manifestanti arrivati da tutta la Sicilia per protestare contro la realizzazione del Muos, il sistema di comunicazione satellitare militare che gli Usa vogliono installare e la popolazione locale combatte da mesi. Una battaglia a colpi di provvedimenti legislativi e ricorsi ai tribunali che ieri ha vissuto i momenti di maggiore tensione, con lanci di bengala e tafferugli in cui un finanziere è rimasto ferito a una gamba.
Per il corteo di ieri, organizzato nell’anniversario del bombardamento atomico di Nagasaki, a Niscemi erano arrivati in 1.500, compresi molti sindaci della zona ed esponenti politici di M5S, Pd e Sel. Molti meno dei quasi diecimila che il 30 marzo scorso avevano marciato pacificamente fino all’ingresso della base in cui la marina statunitense vuole collocare l’ultima delle mega- antenne che serve a completare il sistema di difesa integrato con altre tre stazioni in Australia, Virginia e Hawaii. Un progetto autorizzato dal precedente governatore Raffaele Lombardo, ma che ha incontrato l’opposizione sempre crescente nella popolazione locale, che denuncia «rischi per la salute e l’ambiente». Secondo i comitati per il “No”, il Muos, che sorgerà nei pressi della riserva naturale della Sughereta, emette radiazioni superiori ai limiti consentiti dalla legge.
A fianco della protesta si era schierato nei mesi scorsi il governatore Rosario Crocetta, per sette anni sindaco della vicina Gela, che a fine marzo aveva revocato le autorizzazioni chiedendo uno studio indipendente sugli effetti delle antenne. Ma la commissione incaricata, nominata dall’Istituto superiore di sanità, ha escluso rischi per la salute e le temute interferenze con le apparecchiature elettroniche, compresi i bypass. Così, il 24 luglio Crocetta ha deciso la “revoca della revoca”, segnando un dietrofront per cui i comitati “No Muos” parlano di «tradimento di un presidente che ha venduto la sua popolazione». Una rabbia dettata anche dalla tempistica dell’intervento del governatore, che ha deciso il passo indietro proprio alla vigilia del pronunciamento del Cga di Palemo sul ricorso del ministero della Difesa contro lo stop ai lavori, per cui si chiedeva un risarcimento di 25 mila euro al giorno. «Non possiamo rischiare il default della Regione», si era giustificato Crocetta, riferendosi al rischio di pagare agli Stati Uniti una maxi multa da 15 miliardi di euro.
«Spero in una partecipazione di massa e pacifica», si era augurato alla vigilia il sindaco di Niscemi, Francesco La Rosa. Ma le tensioni sono nate già nella serata che ha preceduto la manifestazione, quando dieci attivisti hanno scavalcato le recinzioni della base per arrampicarsi su 4 delle 46 antenne più piccole presenti nella base, dove è stata anche piazzata una bandiera “No Muos”. Un confine violato ieri da altre centinaia di persone al termine del corteo che ha percorso la Sughereta, giungendo alle spalle della zona militare protetta. «Abbiamo occupato la base
Usa per dare un segnale a tutti: ci riprendiamo il nostro territorio che non appartiene agli Stati Uniti né può dipendere dalle deboli volontà di Regione e governo nazionale », spiegano gli attivisti.
Mentre un gruppo di manifestanti defluiva, dentro la base sono entrati in centinaia, tra cui il comitato delle “Mamme No Muos”, composto interamente da donne e diventato il simbolo della protesta. Un’invasione che ha fatto temere conseguenze più gravi, ma in serata si è conclusa senza ulteriori danni. Intanto, però, la procura di Caltagirone ha già aperto un’inchiesta per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamenti.
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