“Uno scudo per proteggere la privacy sul web”
LONDRA — Una Rete nella quale ogni comunicazione viene criptata come avviene durante gli acquisti online o le transazioni finanziarie sui siti delle banche. Potrebbe essere la nuova rivoluzione di Internet. Stavolta per difendere la nostra privacy dai programmi di sorveglianza governativi. Un progetto ambizioso formulato dagli stessi “architetti di Internet” durante l’ultima conferenza dei membri dell’Internet Engineering Task Force (Ietf), un’organizzazione internazionale che sin dalla sua fondazione nel 1986 ha contribuito a modellare l’infrastruttura del web sviluppando standard Internet.
«È il momento di un dibattito pubblico e di una riforma dello status quo », hanno scritto in una lettera aperta al Financial Times gli esponenti dei consorzi del web, tra cui la World Wide Web Foundation fondata da Tim Berners Lee, l’inventore di Internet. E alludendo alle rivelazioni dell’ex analista dell’Agenzia di sicurezza nazionale statunitense (Nsa), Edward Snowden, hanno aggiunto: «La privacy online sta venendo erosa a una velocità pericolosa dalla sorveglianza globale e, a meno che non venga intrapresa immediatamente una riforma, la nozione delle comunicazioni online libere e sicure verrà relegata gli annali della storia […] La tesi che la sorveglianza governativa benigna salvi vite è una menzogna fallace».
Al momento solo una frazione infinitesimale di siti usa codici per proteggere i dati di navigazione. L’Ietf vuole estendere il sistema di cifratura usato da banche e venditori online a tutte le comunicazioni tra siti web e browser. Il progetto, ancora a livello embrionale, è di rendere obbligatorio l’uso del protocollo crittografico Transport Layer Security (Tls) nella prossima versione dell’Http, il principale sistema per la trasmissione d’informazioni sul web, che verrà rilasciata il prossimo anno.
I firmatari della lettera aperta non chiedono solo una ristrutturazione della rete, ma anche una riforma delle leggi che la governano. «Non sarà sufficiente nulla che non sia una revisione fondamentale delle leggi sulla sorveglianza, con piena trasparenza e partecipazione pubblica estesa, sarà sufficiente».
Considerazioni giunte nello stesso giorno in cui il Guardian assestava il suo ultimo scoop sull’Nsa: secondo il quotidiano britannico, l’agenzia avrebbe versato milioni di dollari ai colossi della Silicon Valley che partecipavano al programma segreto di sorveglianza Prism per rimborsare loro eventuali spese amministrative e legali. Il tutto a spese dei contribuenti. Pronta la replica di Google che, ancora una volta, come già Facebook, Yahoo! e le altre aziende coinvolte, ha negato ogni coinvolgimento.
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