Posto fisso a 11.200 professori sindacati delusi: troppo pochi
ROMA — Dopo la protesta dei sindacati si sbloccano le immissioni in ruolo nella scuola. Ma le polemiche non si placano. Ieri pomeriggio, i tecnici del ministero dell’Istruzione hanno fornito i numeri sulle assunzioni nella scuola per l’anno 2013/2014. Una notizia molto attesa dai 183mila precari inseriti nella graduatorie provinciali ad esaurimento – cui toccheranno metà dei posti – e dai vincitori del concorsone, bandito dopo 13 anni di attesa dall’ex ministro Francesco Profumo, che potranno contare sull’altra metà dei posti. In tutto, per l’anno scolastico alle porte, saranno 11.268 i posti che il ministero dell’Economia ha concesso ieri. Nessuna immissione in ruolo invece per il personale Ata: amministrativi, tecnici e ausiliari.
Ai docenti della scuola dell’infanzia andranno in tutto 1.274 cattedre, sempre da dividere a metà tra vincitori del concorso e supplenti inseriti nelle liste provinciali. Ai colleghi della scuola primaria (l’ex elementare) andranno invece 2.161 cattedre mentre saranno 2.919 quelle appannaggio dei prof della scuola media. Al superiore toccheranno 3.136 posti e per gli insegnanti di sostegno agli alunni disabili viale Trastevere ha destinato complessivamente 1.648 cattedre.
Saranno invece 68 i posti che andranno agli educatori dei convitti nazionali e degli educandati e 62 le cattedre che il ministero ha riservato per stabilizzare altrettanti docenti di scuole comunali e provinciali che dal primo settembre passeranno allo Stato. In tutto: 11.268 posti che ai sindacati sembrano «poca cosa».
I posti vacanti sono infatti oltre 25mila. Francesco Scrima, della Cisl scuola, parla «di risposta parziale» e invoca «un nuovo piano triennale di assunzioni per dare stabilità al settore scolastico ». Per Domenico Pantaleo, della Flc Cgil, invece «le 11mila assunzioni approvate dal ministero non bastano affatto». «Questa scelta minimalista – spiega – risulta ancora più inaccettabile da parte di un Governo che sbandiera il superamento della precarietà come priorità del suo agire politico». Mentre per la Gilda degli insegnanti le 11mila assunzioni sono una «goccia nell’oceano del precariato ». Massimo Di Menna, leader della Uil scuola, considera invece «un fatto positivo» lo sblocco dell’assunzioni. Ma lo stesso non riesce invece a spiegarsi «l’esclusione del personale Ata» (amministrativo, tecnico e ausiliario) dalla partita. E da oggi, la palla passa agli ex provveditorati che in pochi giorni dovranno assegnare le oltre 11mila cattedre prima del 31 agosto. Soltanto dopo sarà infatti possibile nominare i circa 75mila supplenti che completeranno il corpo docente. Il rischio è che le operazioni di nomina dei supplenti possano andare oltre l’avvio dell’anno scolastico con i presidi costretti ad accorciare l’orario delle lezioni per le prime settimane. Ma dal ministero sono ottimisti. «Saranno gli uffici territoriali a completare le operazioni amministrative di immissione. Il tutto – precisano da viale Trastevere – avverrà in maniera da garantire l’ordinato avvio delle lezioni in tutte le scuole d’Italia».
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UOMINI E NO
Non è un problema tecnico. Non c’era bisogno di particolari competenze ingegneristiche o finanziarie per capire, fin dal 21 aprile di due anni fa, quando al Lingotto fu presentato in pompa magna, che il piano «Fabbrica Italia» stava sulle nuvole. Anche un bambino si sarebbe reso conto che quella produzione da aumentare dalle 650.000 auto del 2009 al milione e 400mila del 2014, quel milione di veicoli destinati all’esportazione di cui «300.000 per gli Stati Uniti» (sic!), quel raddoppio o poco meno delle unità commerciali leggere (dalle 150 alle 250mila) in meno di quattro anni, erano numeri sparati a caso. Così come quei 20 miliardi di euro d’investimenti in Italia (i due terzi dell’intero volume mondiale del Gruppo Fiat!), senza uno straccio d’indicazione sulla loro provenienza, senza un piano finanziario serio e trasparente, erano un gigantesco buio gettato sul tavolo verde.