Nel Pd parte la conta sulla mozione che blinda l’esecutivo

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ROMA — La mozione preparata dal lettiano di ferro Francesco Boccia in vista del congresso del Pd provoca nuovi scossoni nel partito. Un testo di sostegno incondizionato al governo di Enrico Letta e soprannominato «mozione delle larghe intese» che ha già incassato risposte negative dai candidati alla segreteria Gianni Cuperlo e Pippo Civati.
Ieri Gianni Pittella, vicepresidente del Parlamento europeo e pure lui in corsa per la guida dei democratici, si poneva un quesito: «È un documento tanto ovvio da apparire superfluo: i veri attacchi all’esecutivo vengono dal Pdl. È tanto ovvio da far sorgere il dubbio che in realtà nasconda un secondo fine. Sembra pensato più per mettere in difficoltà Matteo Renzi che per unire il partito». Tant’è che il renziano Dario Nardella annuncia che «non abbiamo bisogno di firmare nulla a sostegno di questo governo: è nei fatti e non è in discussione, però è legato al rispetto del mandato e del programma di insediamento. Le larghe intese non possono essere un progetto politico».
Boccia sostiene di essere molto arrabbiato (il termine usato è più forte) per «il putiferio che si sta scatenando». È sposato con la collega di Parlamento Nunzia De Girolamo del Pdl, lei ministro dell’Agricoltura e lui presidente della commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera, per questo sono stati definiti la coppia delle larghe intese; ma non sopporta di sentir dire che la sua mozione serve a «difendere le larghe intese ad ogni costo, perché sono un mezzo per garantire le riforme, non un fine. Abbiamo preso un impegno in questo senso con il presidente della Repubblica, e questo impegno non può venire meno se cambia il segretario del nostro partito. Dobbiamo arrivare a concludere la nostra presidenza Ue e utilizzare il tempo da qui ad allora per rifondare il Pd». Dove rifondare significa anche «assumersi responsabilità, affrontare il conflitto di interessi non solo verso Berlusconi, non fare sconti neppure ai sindacati…».
Di quello che potrebbe accadere se il Pdl uscisse dal patto di governo non parla: «Il mio è un documento per il futuro del Pd, non per le questioni quotidiane». Però è chiaro che in qualunque caso «non ci può essere un’alleanza con il Movimento 5 Stelle. Non tanto per i suoi parlamentari, ma perché prendono tutte le decisioni Grillo e Casaleggio».
In quanto alle reazioni così poco entusiastiche raccolte da alcuni settori del partito, Boccia replica che «c’è chi commenta cose che non ha neppure ancora letto… E comunque sarebbe bello mantenere il rispetto reciproco fra componenti». Poi però aggiunge che si tratta di un documento «aperto», emendabile fino al 28 settembre (quando verrà presentato a Sassano) da chi vorrà sottoscriverlo.


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