Mongolia: un quadro appeso fra Russia e Cina

by Sergio Segio | 15 Agosto 2013 8:53

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Sali a cavallo e vai da Dio, se non sarai accolto bene riprendi il tuo cavallo e prosegui fino alla prossima luna”. L’anima nomade mongola è profonda e tangibile. Il cemento di costruzioni recenti non può nasconderla in assordanti periferie. Si respira a cavallo nel vento che solletica le dita, s’avverte osservando lontano fino a dove cielo e terra si fondono, quando invadi la strada a greggi infinite di yak, pecore e gazzelle, nella vastità di spazi interrotti dal bianco delle gher[1] (tende). Uno spirito nomade che rassicura ogni anima in cerca di ospitalità, che ha bisogno di aiuto o semplicemente di una sedia da riempire accanto ad un nuovo amico trovato per strada.

Nello Soyombo[2], simbolo nazionale e denso di significato, yin e yang[3] [il simbolo bianco e nero della religione taoista, ndr] si distinguono e, incastrati fra altri disegni, questi due opposti divisi da un confine deciso e mai chiuso al tocco reciproco, ricordano i due sentimenti contrastanti, meraviglia e timore, che dipingono il quadro posizionato fra Russia e Cina. Chi chiude gli occhi e ascolta Mongolia[4] sente un fascino irresistibile e al contempo un muro pungente, innalzato da difficoltà e mistero.

Quasi 3 milioni di abitanti[5] su una superficie di 1.565.000 km (quasi 3 volte la Francia), il 40% della popolazione è concentrata a Ulaan Baatar[6], capitale di cui il nome da un “eroe rosso”. Una delle più fredde città al mondo d’inverno, cantiere aperto, incastonata fra steppe, alle spalle del centro case misere s’inseguono e s’alternano a gher. Acido e dolce il gusto dei passi fra vie e periferie: si vedono persone soffrire, altre strette fra la morsa di un passato attuale nomade e un futuro presente occidentalizzato. Fuori dai perimetri urbani la vita segue il ritmo della natura: meraviglioso – come questa terra – ma tremendamente difficile – come è la vita in Mongolia –. L’inverno è una stagione bella, ci si riposa in tenda al calore del fuoco e s’ingrassa per far fronte al gelo, l’estate è periodo di lavoro (turismo e allevamento) e l’autunno è docile stagione. La primavera invece è un momento sofferto: dopo il grande freddo le persone ritrovano il bestiame affaticato, ammalato e improduttivo. Oltre a rimettere in sesto cavalli, yak, pecore e cammelli, le genti devono far fronte alle tempeste di sabbia che dal deserto dei Gobi corrono velocemente fino a disturbare il pacifico volo delle aquile che abitano i cieli delle steppe settentrionali.

Il volo dei rapaci è un abbraccio protettivo per chi lo guada dal basso. Questo volo ci guida verso Binder il paese natale di Gengis Khan. Si narra che il grande e famoso e feroce condottiero dicesse sempre: “se hai paura non farlo, altrimenti fallo senza paura”. L’eroe mongolo incoraggiava il suo popolo con questa frase e oggi rivive in ogni suo sguardo, speranza e preghiera. Nel 1200 ha tirato la tela del dipinto “Mongolia” dal Vietnam alla Corea alla Polonia. Un impero enorme dove, come mi hanno raccontato, le donne potevano camminare dalla Cina a Roma spoglie dai loro vestiti, ed erano sempre al sicuro. Il Grande Khan[7] sosteneva che un uomo senza cavallo è un uccello senza ali, lui che mai abbandonò il suo fedele quattro zampe ha lasciato un insegnamento diffuso fra uomini e donne: approccio pragmatico e lealtà.

Nel verde di sconfinate praterie sospeso dallo sfilare di drappi azzurro seta, il credo sciamanico[8] e i colorati ma sparuti templi buddhisti rimasti vengono accompagnati da un pragmatismo che si può considerare la terza dottrina di sopravvivenza. Le difficoltà che s’incontrano attraversando i vari ecosistemi della Mongolia ricordano nuovamente l’essenza dell’equilibrio naturale: yin e yang, separati, complementari e supremi, ma riempiti da colori immediati, bianco e nero, “pragmatici” all’occorrenza.

Francesca Bottari[9]

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Endnotes:
  1. gher: http://www.mongolia.it/gher_contenuto.htm
  2. Soyombo: http://www.mongolia.it/soyombo_contenuto.htm
  3. yin e yang: http://en.wikipedia.org/wiki/Yin_and_yang
  4. Mongolia: http://www.consolato-mongolia.it/Mappa.html
  5. 3 milioni di abitanti: http://www.consolato-mongolia.it/
  6. Ulaan Baatar: http://www.consolato-mongolia.it/Ulaanbaatar.html#Punto1
  7. Grande Khan: http://www.nationalgeographic.it/popoli-culture/2012/01/27/video/dvd_febbraio_la_tomba_perduta_di_gengis_khan-815904/1/
  8. credo sciamanico: http://www.mongolia.it/sciamani_contenuto.htm
  9. Francesca Bottari: http://www.unimondo.org/content/search?SearchWhere=unimondo&SubTreeArray=1867&SearchText=Francesca+Bottari

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