MADE IN ITALY DEL CIBO ELOGIO DELLA LENTEZZA

Loading

È un gesto di coscienza civica non trasferire l’azienda in nazioni vicine, molto più accoglienti sotto il profilo del fare impresa. Tuttavia, mentre leggevo dell’azienda del padovano che è riuscita a creare un impianto capace di portare un milione di uova velocemente «dal culo della gallina al supermarket», ho pensato: esiste un Made in Italy più lento ma altrettanto di valore. Senza nulla togliere alla straordinaria capacità di questo imprenditore, vorrei segnalare che non sono così sicuro che far coincidere il concetto di qualità con quello di velocità porti ad un buon futuro per l’umanità. Anzi, sono convinto del contrario. Consideriamo innovativo tutto ciò che è veloce e elimina posti di lavoro per gli esseri umani. Ma se andiamo avanti così produrremo, in modo sempre più veloce e a costi sempre minori, beni e servizi in quantità smisurate che non potremo acquistare perché senza lavoro e, dunque, senza salario.
Se parliamo di cibo, poi, la velocità è nemica della qualità e soprattutto noi Italiani dovremmo tenerne conto. Non avrei nessuna voglia di mangiare quelle uova prodotte in quantità così smisurata. Ma, ripeto, non sono un talebano intransigente e comprendo bene che dobbiamo confrontarci con il mondo se vogliamo mantenere competitività e posti di lavoro. D’altra parte sono certo che, quando interverrà un nuovo modello di sviluppo che rimetterà al centro il lavoro dell’uomo (perché verrà, ne sono sicuro, pena il crollo di un sistema sociale su cui da due secoli si regge l’umanità), quell’imprenditore del padovano, bravo com’è, inventerà nuove macchine adeguate e resterà in piedi.
Occupandomi di cibo, vorrei segnalare che esiste altrettanta bellezza sul Made in Italy. Si stanno moltiplicando piccole realtà artigianali che esportano sempre più cibi di altissima qualità, prodotti lentamente e nel rispetto dei contadini, con prezzi di cessione all’estero remunerativi tanto da premiare tutti gli attori della filiera. Ma anche la grande industria alimentare – che, come sappiamo, in Italia non ha il peso specifico che ha in altre nazioni – sta puntando sempre più sulla qualità del prodotto e sulla gratificazione dei lavoratori, dai contadini agli operai. Barilla ormai arriva ad usare il 75 per cento di grano italiano di qualità, malgrado la nostra storica scarsa capacità produttiva. Ferrero usa latte italiano di qualità e processi lenti nella trasformazione. E così potrei andare avanti con molti altri esempi. Esiste dunque un Made in Italy più lento ma altrettanto valido e in linea con la necessità di un futuro che rimetta al centro il lavoro dell’uomo. L’agroalimentare italiano può farsi carico di diventare la bandiera mondiale di questa visione, che potrebbe apparire antica, ma invece secondo me è incredibilmente moderna.
Diceva Tonino Guerra: «C’era un uomo che camminava deciso e dritto in avanti ma voltando spesso la testa all’indietro. Gli chiedevano perché, “se non mi guardo qualche volta indietro non trovo la strada giusta in avanti”». Ma per continuare su questa strada occorre aumentare il prezzo medio dei nostri prodotti, in modo da poter remunerare degnamente a tutti i livelli la qualità, incominciando dagli agricoltori. Quindi bisogna lavorare sull’immagine e sulla riconoscibilità del Made in Italy alimentare nel mondo. In questo le istituzioni ci possono e debbono aiutare. In fretta, per piacere. Qui si, la velocità servirebbe.


Related Articles

Emergenza climatica. Islanda, natura «bene comune» in Costituzione

Loading

 «L’emergenza climatica è la nostra più grande sfida», nel discorso alla nazione la presidente del governo ha rilanciato la proposta di inserire in Costituzione emendamenti sulla proprietà nazionale delle risorse naturali

La nube ora contagia Europa e Usa così la Cina esporta anche lo smog

Loading

Le multinazionali straniere sono responsabili di un quarto dell’inquinamento che sta distruggendo il paese Ma l’Onu avverte: la delocalizzazione selvaggia è un boomerang. Perché i venti portano i veleni pure nello Spazio

Mentre l’Amazzonia brucia Bolsonaro scherza

Loading

Brasile. Record di incendi (+83%) nella foresta pluviale, indiziati i fazendeiros, il presidente Bolsonaro non manda l’esercito e ironizza: «Ora sono Nerone»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment