L’Italia versa all’Europa 16 miliardi di euro ma ne riceve soltanto 9
Un risultato in linea con l’andamento avviato a partire dal 2008, peggiorativo rispetto al periodo precedente (anni 2000-2007) in cui invece la posizione netta dell’Italia si assestava, in media, intorno ai 3,2 miliardi. Questa variazione di tendenza, spiega il rapporto, si può giustificare «alla luce dell’allargamento dell’Unione ai nuovi Paesi, che ha determinato un innalzamento della contribuzione del nostro Paese al bilancio comunitario e a cui si è aggiunta la riduzione delle risorse trasferite al nostro Paese, a fronte degli interventi comunitari attivati». Sì, perché i flussi in entrata sono determinati dalla Commissione Ue in base alla spese rendicontate dallo Stato beneficiario, effettuate grazie alle risorse ricevute. In questo senso il dato di ciò che ci viene accreditato dall’Ue è legato alla nostra capacità di spesa. Che è scarsa, come hanno ben evidenziato i governi Monti e Letta. Ma vediamo nel dettaglio i versamenti del nostro Paese: un 10% (1,5 miliardi) deriva dai dazi doganali e dai contributi alla produzione di zucchero e derivati; 2,2 miliardi vengono dai contributi versati all’Ue applicando l’aliquota dello 0,30% sulla base imponibile nazionale Iva; infine ci sono gli esborsi aggiuntivi che vanno a finanziare spese di bilancio altrimenti non coperte: 12 miliardi nel 2012 (75%).
Dal lato delle entrate invece le voci più consistenti, pari a 5 miliardi, attengono ai contributi per la realizzazione della Pac (politica agricola comune); tra il miliardo e 400 milioni e i 3 miliardi vengono dai Fondi europei di Sviluppo regionale; tra i 400 e i 500 milioni dal Fondo sociale europeo. A aver usufruito degli accrediti è soprattutto nel 2012 la Puglia con 796 milioni, poi la Campania (600) e la Sicilia (442).
Antonella Baccaro
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