“Liberate la Shalabayeva” Ecco le 11 istanze ignorate

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 EL’AVVOCATO Riccardo Olivo ieri ha comunicato che «sin dall’inizio di giugno il difensore in Kazakhstan ha presentato numerose istanze in relazione alle indagini penali avviate dalle autorità del luogo nelle quali è stata coinvolta. Due di queste recenti istanze includevano la richiesta del permesso di lasciare il Paese. La settimana scorsa Shalabayeva ha scritto personalmente al titolare delle indagini che la riguardano. È possibile che al momento della sua risposta alla richiesta di , il ministro degli Esteri kazako non fosse ancora informato della richiesta di revoca della misura restrittiva presentata dalla signora che attende con ansia una risposta dalle autorità che la stanno indagando».
Così il comunicato del difensore italiano. Posso precisare che la difesa di Shalabayeva in Kazakhstan ha presentato ben undici istanze al capo dell’Unità investigativa del Comitato di Sicurezza Nazionale di Atyrau (provincia del Kazakhstan Occidentale), colonnello A. Abugaliyev, titolare dell’indagine per falsificazione di passaporto aperta nei confronti della signora Shalabayeva in data 30 maggio, cioè nel giorno fra il suo illegale arresto notturno a Roma e quello della deportazione (il 4 giugno il tribunale di Atyrau ha condannato per corruzione in quel reato alcuni funzionari a pene pesantissime, fino a 9 anni).
Due istanze sono state presentate al Procuratore Generale della Repubblica: anche lui aveva dichiarato di non aver ricevuto alcun ricorso. In particolare,
l’autorizzazione a uscire dal Paese è stata avanzata dagli avvocati in data 27 luglio, e personalmente da Shalabayeva lo scorso 5 agosto. Nessuna di queste istanze ha ricevuto risposta. È possibile, in tempi che anche in Kazakhstan sono di vacanza, che di quest’ultima istanza personale non fosse ancora pervenuta notizia al ministro Idrissov, in questi giorni a Baku al seguito del presidente Nazarbayev. Nell’insieme non si può non notare che ci sono delle sconcertanti interruzioni nelle comunicazioni fra le autorità, e un lunghissimo silenzio da parte del magistrato inquirente: cui è auspicabile che venga messo presto riparo.
Anche perché il ministro Idrissov sottolinea di non aver ricevuto da alcun Paese, dunque nemmeno dall’Italia, una richiesta di ospitare la signora Shalabayeva. Ma nessun Paese poteva formalmente avanzare una tal richiesta se non a sostegno della richiesta della signora, di cui il governo kazako finora nega l’esistenza. Tuttavia, oltre alla decisione del governo Letta di revocare l’espulsione della signora, il ministero degli esteri italiano ha ininterrottamente perorato la causa della restituzione della libertà di movimento a madre e figlia, pubblicamente e attraverso gli ambasciatori kazako a Roma e italiano ad Astana.
Il console italiano ha visitato più volte Shalabayeva nella sua residenza di Almaty. Il ministro Bonino e i suoi collaboratori hanno perseguito il proposito di ottenere il ritorno alla libertà di persone cui era stata tolta abusivamente dall’Italia, e in un modo che ancora indigna. Molti che hanno alzato la voce, invocando “la cacciata” dell’ambasciatore Yelemessov e altre ritorsioni spettacolari, non avevano altrettanto a cuore una soluzione umana e dignitosa della vicenda. Anche la schermaglia di versioni e fraintendimenti che continua dovrebbe lasciare il posto alla ragionevolezza, dalla quale il rispetto reciproco fra i due Paesi ha tutto da guadagnare. Emma Bonino era ed è pronta a partire per il Kazakhstan in qualunque momento si delineasse una situazione reciprocamente chiara e fattiva. Così stando le cose, è un peccato che questa piccola storia importante, nel frastuono generale, tardi a risolversi.


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