Libano, strage dopo la preghiera. 29 morti e 500 feriti a Tripoli

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TRIPOLI – Due autobomba hanno provocato almeno 29 morti e 500 feriti a Tripoli, la seconda città del Libano. Gli attentati si sono verificati nei pressi di due moschee sunnite, al termine della preghiera del venerdì. Il bilancio, ancora provvisorio, è stato reso noto dal direttore della Croce Rossa libanese, Georges Kettaneh, che ha sottolineato come ci siano “feriti in serie condizioni con ustioni e ferite alla testa”. Si tratta dell’attacco più sanguinario dalla fine della guerra civile nel 1990.La prima autobomba è esplosa vicino alla moschea di Taqwa, nei pressi della casa del primo ministro uscente Najib Mikati. Si tratta dell’usuale luogo di preghiera per Salem Rafei, un religioso salafita in contrasto con il gruppo militante libanese di Hezbollah. Non è chiaro se si trovasse all’interno della moschea, tuttavia secondo prime notizie non sembra sia rimasto ferito. Lo scoppio si è verificato al momento dell’uscita dei fedeli.La seconda esplosione ha scosso, cinque minuti dopo, la zona del porto, vicino alla moschea di Salam e non lontano dalla casa dell’ex capo della polizia Ashraf Rifi. Le emittenti libanesi hanno mostrato alte colonne di fumo, facciate degli edifici colpite e veicoli in fiamme. I predicatori di entrambe le moschee sono oppositori del presidente siriano Assad e del suo alleato siriano Hezbollah.La condanna di Hezbollah. Un’azione che mira a “fomentare il conflitto” in Libano. Così il primo ministro Mikati ha condannato l’accaduto. “Ma promettiamo ai nostri figli e fratelli a Tripoli che rimarremo al loro fianco, specialmente in questo momento critico”, ha aggiunto il premier. Anche Hezbollah ha espresso “la massima solidarietà e unità con i fratelli nell’amata città di Tripoli”, definendo gli attacchi parte di un “progetto criminale che mira a seminare i semi della guerra civile tra i libanesi e a trascinarli in lotte interne settarie ed etniche”.Le esplosioni nella città costiera libanese arrivano a una settimana di distanza dall’autobomba kamikaze che ha investito i sobborghi meridionali di Beirut, roccaforte di Hezbollah, uccidendo 27 persone. Negli ultimi mesi Tripoli è stata teatro di combattimenti tra sunniti, sostenitori dell’opposizione siriana, e alawiti, vicini a Bashar al-Assad.

Il raid israeliano. Cresce anche la tensione con Israele. L’aviazione di Tel Aviv ha bombardato un “sito terroristico” vicino Nàameh, tra Beirut e Sidone, in risposta al lancio di razzi libanese di ieri. Secondo la tv al-Manar, gli aerei israeliani hanno colpito la base di un gruppo di militanti palestinesi a 15 chilometri a sud della capitale libanese. Altre fonti hanno precisato che si tratta di una posizione, e in particolare di tunnel utilizzati per gli spostamenti e per il lancio di razzi, del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina-Comando Generale (Pflp-Cg), gruppo guidato da Ahmed Jibril, basato a Damasco, con stretti legami con l’Iran e il partito sciita libanese Hezbollah. Non ci sono state vittime.Ieri sono stati quattro i razzi lanciati dal Libano contro le città di Nahariya e Acri, nel nord dello stato ebraico. Uno intercettato dalle batterie antimissili ‘Iron Dome’, gli altri tre andati a vuoto. Un portavoce del Pflp-Cg ha negato ogni coinvolgimento nell’attacco, rivendicato su Twitter dalle Brigate Abdullah Azzam, organizzazione legata ad Al Qaeda che ha già rivendicato attacchi simili nel 2009 e nel 2011.Il premier israeliano Benyamin Netanyhu aveva avvertito: “Chiunque ci faccia male o provi a farlo, sappia che si farà male”.Secondo il portavoce dell’esercito Yoav Mordechai, i responsabili dei lanci sarebbero questa volta “membri della jihad internazionale” sunnita (sempre più attivi anche nella vicina Siria, all’interno dello schieramento anti-Assad) e non Hezbollah sciiti libanesi. La zona di tiro – ha aggiunto Mordechai – si trova nei pressi del villaggio di Kalila, a sud della città di Tiro. Notizia poi confermata dall’esercito libanese. L’episodio di oggi è stato in qualche modo collegato dagli analisti all’incidente di confine di due settimane fa quando quattro soldati israeliani furono feriti in un’esplosione a ridosso della frontiera (secondo l’esercito di Beirut all’interno del territorio libanese). E più in generale alle violente turbolenze che investono la regione circostante.Il ministro della Difesa israeliano, Moshe Yaalon, ha ricordato nei giorni scorsi che “se per lungo tempo i confini sono stati relativamente tranquilli, ora non ci sono garanzie. Il Medio Oriente è in tumulto”.


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