La sfida tra le antenne televisive Quando le notizie diventano armi

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IL CAIRO — Al Jazeera è la moschea virtuale dei Fratelli musulmani. Instancabile, assicura senso della comunità, coesione e capacità di resistenza islamica. L’emittente del Qatar è un canale satellitare che diffonde, in lingua araba, un giornalismo di immagini tanto imprescindibile quanto controverso. Gli islamisti del Cairo sono perennemente sintonizzati e seguono la rivolta contro il generale Al Sisi, minuto per minuto. Sul fronte opposto, per il governo (che ieri ha diramato una nota di protesta) e tra i civili anti Morsi (il presidente rovesciato lo scorso 3 luglio)Al Jazeera è sinonimo di falsità, di premeditata distorsione dei fatti. L’etichetta di «fiancheggiatori dei terroristi islamici» viene sempre più spesso attribuita (e si stenta a capire perché) agli inviati stranieri, americani o europei, non importa. Specie se muniti di telecamera, macchina fotografica o semplice telefonino.
In realtà l’informazione televisiva (qualche margine in più rimane per la carta stampata) è ormai parte attiva dello scontro. Un solo esempio: due giorni fa, sul cavalcavia che domina la piazza Ramses, l’antenna di Al Jazeera ha ripreso tutte le fasi dell’assedio alla moschea di El Fath, dove si erano barricati circa 700 militanti dei Fratelli musulmani. La telecamera, per definizione, non nasconde nulla. Così i telespettatori hanno potuto vedere i colpi di fucile che partivano dal minareto verso i militari e verso la gente rimasta intorno ai blindati. Evidentemente nella torre si era posizionato un gruppetto ostile all’esercito. I commentatori di Al Jazeera hanno lasciato la parola all’Imam della moschea, Salah Sultan, che si è prodotto in una ridicola spiegazione: dall’interno del tempio non si può accedere al minareto (e passi) e dunque non si capisce da dove siano entrati i cecchini. Come dire: non erano dei nostri. E allora chi erano? Da dove erano entrati? Purtroppo i giornalisti di Al Jazeera hanno omesso queste semplici e indispensabili domande, avallando la versione dell’Imam e l’assunto di base: tutti i Fratelli musulmani sono combattenti per la libertà e la democrazia. Ma disarmati. Una mezza verità, come hanno testimoniato tutti i reporter internazionali presenti nello slargo di Ramses.
Il problema è che dall’altra parte le cose non vanno meglio. Le due tv di Stato, Egyptian tv e Nile tv, mantengono costantemente una sovrascritta in rosso nell’angolo sinistro degli schermi, «l’Egitto sta combattendo il terrorismo». E anche le televisioni private più seguite, come Cbc, Ontv, Dream tv e Al Caire melnass, sono comunque schierate e, con più o meno sfumature, condividono l’assunto opposto: Morsi è un fascista, i dimostranti sono terroristi che vogliono distruggere il Paese.
In questo caso le due mezze verità non ne fanno una intera. Per tornare al minareto: i competitor di Al Jazeera, cui va aggiunta anche la saudita Al Arabiya, hanno descritto il tiro alla torre sacra dell’Islam come un’operazione necessaria per stanare soggetti pericolosi, con legami internazionali ancora più insidiosi (l’ombra di Al Qaeda torna sempre utile). Anche qui sorvolando sulle ragioni che spingono nelle moschee e nelle strade non solo i guerriglieri (che ci sono), ma anche decine di migliaia di uomini (e molte donne) vocianti, ma sicuramente disarmati, come, ancora una volta, ha documentato la stampa internazionale al completo.
Naturalmente anche sugli ascolti esistono versioni contrastanti. Al Jazeera, comunque, non dovrebbe superare uno share compreso tra il 15 e il 20%, le tv private si spartirebbero il resto, mentre le due emittenti di Stato non avrebbero pubblico.
In ogni caso il mosaico televisivo aiuta a comprendere il peso delle forze in campo. Al Jazeera resta l’unica sponda dei Fratelli, anche se l’emiro del Qatar sembra abbia cominciato a sganciarsi. Al Arabiya, sede negli Emirati, proprietà saudita, riflette il sostegno di Riad al governo del generale Al Sisi. Le tv private fanno capo a potenti imprenditori che chiedono stabilità e sicurezza, dunque appoggiano l’esercito. Due figure su tutte: Naguib Sawiris, (proprietario di Ontv e di un gruppo che va dalle telecomunicazioni alle ferrovie); Ahmed Bahgat (dall’elettronica al settore medicale) cui fa capo Dream tv, l’emittente che ogni sera attacca Al Jazeera con l’anchorman Wael El Ebrashy. Il programma si chiama 10pm. La sfida tra le antenne si spegne solo a tarda sera.
Giuseppe Sarcina


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