La sentenza subito esecutiva Passaporto revocato all’ex premier

by Sergio Segio | 3 Agosto 2013 6:10

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MILANO — Non solo l’avvio ieri della procedura che in autunno lo porterà a dover scegliere tra affidamento in prova ai servizi sociali e arresti domiciliari, non solo il ritiro del passaporto ad opera della Questura, la certezza automatica sin da ora di non potersi candidare alle prossime elezioni e di non poter assumere incarichi in un futuro governo, e lo spettro poi di una possibile decadenza dall’attuale scranno di senatore: il passare in giudicato della condanna per frode fiscale sui diritti tv Mediaset fa volatilizzare dalle tasche di Silvio Berlusconi anche 10 milioni di euro di risarcimento all’Agenzia delle Entrate rappresentata dall’Avvocato dello Stato Gabriella Vanadia.
Anticipata poche settimane fa dopo l’Appello, la cifra — pur nel giorno in cui il Pdl minaccia dimissioni di massa dal Parlamento se il capo dello Stato non grazierà Berlusconi — risalta persino nel fornito portafoglio del Cavaliere: equivale a tre mesi di alimenti all’ex moglie Veronica Lario, o a un cinquantesimo del maxirisarcimento (di Fininvest alla Cir di Carlo De Benedetti) che sempre la Cassazione, stavolta civile, in queste settimane sta decidendo se confermare o meno per la corruzione nel 1991 di uno dei giudici romani del lodo Mondadori.
Gli scontri passati
Per il neodifensore del capo del Pdl, professor Franco Coppi, curiosamente l’Avvocato dello Stato Vanadia è, a dispetto del delicato tratto comportamentale, una vera e propria bestia nera: tre volte hanno incrociato le lame in Cassazione, e tre volte Coppi è uscito soccombente. Accadde molti anni fa in Mani Pulite con la prima condanna definitiva del banchiere «Chicchi» Pacini Battaglia, è successo l’anno scorso con l’annullamento in Suprema Corte dell’iniziale proscioglimento in udienza preliminare degli stilisti Dolce e Gabbana (di recente condannati in primo grado), e ora si è ripetuto nel processo Berlusconi. Qui, dopo la chirurgica ed esaustiva requisitoria del procuratore generale Antonello Mura (a tutela del quale Magistratura Indipendente rimarca che «non è accettabile che a fronte di una sentenza di condanna definitiva si ipotizzino generalizzati intenti persecutori da parte dei magistrati accusandoli di un uso distorto della funzione»), l’intervento di Vanadia ha chiuso i varchi giuridici alle questioni difensive sulla configurabilità del reato tributario.
Il fax lampo
Ieri è partita l’esecuzione della pena principale inflitta al capo del Pdl, 4 anni meno 3 di indulto, cioè 1 anno residuo di teorica reclusione. Già alle 20,25 di giovedì sera, meno di un’ora dopo il verdetto (di solito, se non si tratta di detenuti, avviene in qualche giorno), la cancelleria della Cassazione ha tramesso a Milano l’estratto della sentenza, sicché ieri mattina il pm dell’ufficio esecuzione della Procura, Ferdinando Pomarici, ha avviato le procedure di routine per qualunque altro condannato a scontare 1 anno di pena: ha emesso l’ordine di esecuzione della pena e contemporaneamente l’ordine di sospensione per i 30 giorni durante i quali per legge Berlusconi potrà scegliere se chiedere la misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali oppure della detenzione domiciliare. I 30 giorni decorreranno dal 16 settembre, fine del periodo estivo di sospensione feriale dei termini di legge.
Domiciliari o servizi sociali Se farà richiesta di essere affidato ai servizi sociali, sarà il Tribunale di Sorveglianza a valutare il percorso rieducativo che l’ex premier proporrà, ad esempio in una comunità di recupero di tossicodipendenti o nella biblioteca di una coop sociale o nell’amministrazione contabile di un ente di volontariato. Se invece Berlusconi dopo il 16 ottobre manterrà l’intenzione (anticipata a Libero ) di non sottoporsi a questa procedura nell’assunto di non aver nulla per cui farsi «rieducare», l’ex premier non andrà comunque in carcere ma agli arresti domiciliari in forza dei suoi più che 70 anni e dell’interpretazione del procuratore Bruti Liberati di una norma della legge svuotacarceri Alfano-Severino, applicabile a chi deve espiare pene sino a 18 mesi ma non chiede misure alternative.
La posta per Grasso Dalla Procura di Milano il presidente del Senato Pietro Grasso sempre ieri ha ricevuto l’estratto della sentenza, come contempla la legge anticorruzione 2012 del governo Monti-Severino che comporta l’automatica incandidabilità del senatore Berlusconi alle prossime elezioni e per almeno 6 anni: infatti, «indipendentemente» dalla pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici che la Cassazione ha ordinato alla Corte d’Appello di ricalcolare, la legge Monti prevede che «non possono essere candidati» e «non possono ricoprire incarichi di governo» coloro «che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a 2 anni» per una serie di delitti tra i quali la frode fiscale. La trasmissione della sentenza al Senato attiva inoltre la procedura con la quale la legge Monti prescrive che «la Camera di appartenenza giudichi delle cause sopraggiunte di ineleggibilità» in questo caso del senatore Berlusconi: Grasso ha consegnato le carte al presidente della Giunta per le immunità, Stefàno, in vista dell’istruttoria che preluderà a un voto dell’assemblea sulla decadenza o meno di Berlusconi da parlamentare.
Luigi Ferrarella

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