Il Tesoro: cancelleremo la prima rata Imu. Poi una tassa sui servizi
Per il resto — in attesa della decisione che il governo dovrebbe prendere nel consiglio dei ministri di mercoledì prossimo — quello dell’Imu sulla prima casa resta un rebus, con lo scontro che si sposta sulla seconda rata, quella di dicembre.
Dal Pd esce allo scoperto Pier Paolo Baretta, sottosegretario al ministero dell’Economia: «L’obiettivo del governo è innanzitutto quello di cancellare definitivamente la rata di giugno e varare al più presto la nuova service tax ». Nel ricco lessico del fisco italiano, la service tax è la tassa che dovrebbe dare ai comuni i soldi per pagare quei servizi oggi in parte coperti dall’Imu, dall’illuminazione pubblica ai vigili urbani. Il punto è quando far partire questa nuova tassa. Già a dicembre, secondo il sottosegretario Baretta, sostituendo di fatto la seconda rata dell’Imu, anche se costerebbe quasi la metà. Solo nel 2014, per il Pdl che con il capogruppo alla Camera Renato Brunetta ricorda la sua posizione: «L’eventuale service tax deve comunque garantire uno sgravio totale di tasse sugli immobili di 4 miliardi di euro. E l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa, oltre che sui terreni e sui fabbricati agricoli, non deve riguardare solo il 2013 ma deve essere strutturale».
Il nodo da sciogliere, come al solito, è quello delle risorse. Cancellare solo la rata di giugno 2013 costa 2,4 miliardi, con un intervento una tantum. Eliminare l’Imu sulla prima casa a regime, cioè per sempre, significa invece trovare almeno 4 miliardi e, soprattutto, trovarli ogni anno. Senza contare che con lo stesso decreto da approvare in consiglio dei ministri la prossima settimana potrebbe essere rinviato ancora una volta di tre mesi l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%, con la necessità di mettere sul piatto un altro miliardo di euro. Anche per questo i tecnici del ministero dell’Economia hanno più di una perplessità su una soluzione radicale, che elimini l’Imu sulla prima casa per tutti e per sempre. Ed è proprio in questo contesto che vanno lette le parole del sottosegretario Baretta, che del resto non fa che citare l’ipotesi numero otto del dossier pubblicato dal ministero dell’Economia prima di Ferragosto. Ma il Pdl ne ha fatto una questione di bandiera, continua a premere, anche a pungere sempre con Brunetta: «Sappiamo bene che quella è l’ipotesi preferita dagli uffici tecnici del ministero. Ma ricordiamo a quegli stessi uffici che il loro compito non è decidere ma trovare le risorse per implementare le decisioni prese dalla politica». Senza una soluzione condivisa subito, il governo potrebbe decidere di procedere ancora una volta per gradi: il decreto della prossima settimana potrebbe cancellare in modo definitivo la rata di giugno e mettere solo le basi per la nuova service tax . Che però andrebbe definita con la legge di stabilità, la vecchia Finanziaria, sulla quale si comincerà a lavorare ad ottobre.
Un rebus, appunto. Dice Enrico Zanetti, responsabile per il fisco di Scelta Civica, vice presidente della commissione Finanze della Camera, commercialista di ricca esperienza: «Prevedo uno dei più clamorosi pasticci della storia della fiscalità del nostro Paese. Ed è tutto dire perché di pasticci fiscali ne abbiamo avuti mica pochi».
Lorenzo Salvia
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