Il sogno di Obama: serve vigilanza, non compiacenza

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Aria di festa, ma anche di protesta, se pur esigua nei numeri, animata dai militanti pacifisti di «Code Pink» contrari all’intervento armato in Siria con lo striscione «Le bombe in Vietnam, come in Afghanistan, in Iraq, in Libia, in Siria esplodono a casa nostra».
Il presidente Barack Obama, acclamato dalla folla, si è presentato al Lincoln Memorial per il suo discorso con 20 minuti di anticipo sul programma. «Sono qui, siamo qui, grazie a quelle battaglie e a quelle marce. La fiamma della giustizia non è mai morta», ha detto il presidente, «Siamo in debito con chi ha sacrificato la vita per cambiare il nostro Paese. Con chi ha marciato insieme in quegli anni. Per noi», «Non sono morti invano. Sono degli eroi. Martin Luther King ha dato speranza a milioni di persone. L’America è divenuta più libera e giusta, non solo per gli afro-americani ma anche per i latinos e i gay. Grazie a loro sono cambiati i legislatori, il Congresso, e alla fine anche la Casa Bianca è cambiata. E ora noi abbiamo il dovere di continuare il loro sogno», ma «serve vigilanza, non compiacenza». Oltre Obama si sono avvicendati sul palco i suoi predecessori democratici, Jimmy Carter e Bill Clinton, insieme alla famiglia di King e il deputato John Lewis, che parlò in prima persona alla marcia del 1963. E che ieri ha rimarcato: «Dobbiamo fare ancora tanta strada». Con loro anche star dello spettacolo: Oprah Winfrey, Jamie Foxx e Forest Whitaker.


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