Il dramma del migrante morto al quinto sbarco

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CATANIA — Mercanti di uomini, come nel secolo dei negrieri. «C’è un’organizzazione criminale, pare egiziana, con cellule di smistamento in Sicilia, che gestisce le tratte dei migranti», avverte il procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi. L’ipotesi investigativa, in campo da tempo, è stata confermata da 64 degli oltre 90 tra siriani ed egiziani che si sono arenati al largo dalle costa etenea all’alba di sabato scorso. «Abbiamo viaggiato per circa sette giorni a bordo di un mercantile, una “nave madre” partita da Alessandria d’Egitto. Poi, avvistate le coste siciliane, ci hanno fatto passare su un motopeschereccio. Il capitano e altri due scafisti ci hanno abbandonati al largo della battigia ».
Alcuni dei migranti in fuga dalla guerra dicono di essere stati lasciati da soli poco prima che l’imbarcazione si arenasse nella secca davanti alla Plaia etnea, altri parlano di 36 ore prima del naufragio in cui sono morti 6 giovani. Una tragedia che ha «toccato profondamente papa Francesco », ha dichiarato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. Per una delle vittime, un egiziano di 27 anni, è stato fatale il quinto sbarco in nove anni (le altre quattro volte era sempre stato rimpatriato). Nessuno tra i migranti lo conosceva, è stato identificato dalle impronte digitali.
Mercanti di uomini, per loro una vita vale 50mila lire egiziane, cioè 5mila euro. «Il saldo del viaggio è all’arrivo, quando ciascuno dei migranti deve chiamare da un cellulare un numero prestabilito, per confermare lo sbarco», dicono gli investigatori. Che spiegano: «In Sicilia c’è sicuramente qualcuno che controlla i tratti di costa non pattugliati e che suggerisce gli approdi». Pozzallo, Giarre, Diporto, il Siracusano. Per alcuni pare che l’accordo preveda anche l’inserimento nel mercato del lavoro nero. Da invisibili, solo per qualche mese, giusto il tempo di mettere insieme un po’ di soldi per raggiungere la Francia, la Germania, la Scandinavia.
«Certamente è un grande affare — conferma il procuratore Salvi — con fortissimi interessi economici ». Collegamenti con la mafia siciliana? «Non si può affermare — dice il magistrato — anche se in passato sono emersi episodi di contatto». L’ipotesi, «supportata da fatti», è che siano nordafricane le cellule che fanno da base in Sicilia.
«Bisogna però distinguere», spiega il procuratore Salvi. «È venuto fuori che ci sono molte differenze, secondo i luoghi di provenienza dei profughi. Dalla Libia verso approdi facili come Lampedusa, c’è uno stato che per ora non rispetta gli accordi con l’Italia e consente le partenze. Dalla Siria e dall’Egitto la storia è diversa. Da lì l’esodo sarebbe impossibile senza una organizzazione strutturata e complessa. E noi cerchiamo le sue basi in Italia ». In questo senso non si esclude di avanzare una richiesta di rogatoria o almeno di collaborazione con l’Egitto.
Nessun contributo alle indagini sullo sbarco a Catania è arrivato dall’arresto di due vivandieri egiziani, ragazzi di 16 e 17 anni, che non sono ancora stati interrogati ma che hanno già detto di non sapere «nulla perché ingaggiati solo per distribuire pane e acqua a bordo». Appena fermati sono stati portati al centro di accoglienza del tribunale dei minori di Catania. Sono invece stati alloggiati in una scuola, la Giovani Paolo II, i siriani, una trentina di persone, che rifiutano l’asilo in Italia. Hanno interrotto lo sciopero della fame ma è stato impossibile prendere le impronte digitali e avviare le procedure di legge per lo smistamento nei centri. I diversi nuclei familiari vogliono raggiungere la Francia, la Germania, la Svezia e la Norvegia. «Noi siamo un paese di transito — dice il ministro degli Esteri, Emma Bonino — Il problema è europeo». Infatti il presidente del consiglio Enrico Letta, in vista dei semestri italiano e greco, ha già concordato con il presidente Samaras di mettere al centro dell’agenda il problema delle politiche migratorie. «È indispensabile un approccio diverso — dice — un cambio di passo dell’Unione europea ».
(ha collaborato giorgia mosca)


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