Il dilemma di Grillo: ditemi se allearmi col Pd

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ROMA — È un piccolo bar incastrato in uno dei borghi più antichi della Costa Smeralda. Come ogni mattina d’agosto, il cliente che si avvicina al bancone è Beppe Grillo. «Ragazzi — chiede ai presenti — è un momento delicato: secondo voi cosa deve fare il Movimento cinque stelle?». Ordina un caffè, siede al tavolino. Chiacchiera almeno un’ora, è un rito. Solo che da qualche giorno, è la voce che corre tra Porto Rotondo e Porto Cervo, il leader dei grillini sembra consapevole che presto potrebbe tornare il momento delle scelte. Sonda gli umori, domanda. Mentre il governo di larghe intese traballa e rischia di crollare, Grillo si confronta con turisti, operai, impiegati e ricchi vacanzieri: «Cosa fareste voi al posto nostro, in questa situazione così difficile?».
Il Fondatore del grillismo si concede ai turisti che popolano il tratto di costa che va da Porto Rotondo a Porto Cervo. Firma autografi e non nega mai una foto. Ma è al bar che spende intere mattinate a ragionare di politica: «Che situazione, come si fa a uscire dalla crisi?». Raccontano che sia spesso lui ad attaccare bottone. E quando l’interlocutore si lamenta, Grillo allarga le braccia e promette massimo impegno per cambiare le cose.
Dopo la tappa al bar, il leader scende in spiaggia verso mezzogiorno. Al “Grande Pevero”, come da tradizione. Con la mazzetta di giornali che spesso compra la moglie. «Almeno leggeteli tutti, non solo uno o due», si è raccomandato con alcuni turisti che gli chiedevano come informarsi nel modo più completo. A volte, capita spesso, va anche al supermercato a fare la spesa. Parla con tutti e non si nega mai, racconta il giornalista Guido Piga che gli ha anche donato il suo libro sulla Costa Smeralda, “La Principessa”. Oppure si ferma a conversare con il pescivendolo. Di recente ha anche fatto un salto dietro il banco: «Pesce, pesce, pesce… «, ha scherzato con i passanti.
Mentre Grillo in Costa Smeralda ragiona sulla linea da seguire, a Roma i dubbi sul futuro tormentano i sogni dei parlamentari grillini. In fondo, il bivio è fotografato al meglio dalla mail inviata ai deputati dal capogruppo Riccardo Nuti, elaborata secondo alcuni assieme al gruppo comunicazione di Montecitorio. Prima di smentire la missiva — «il Pd è il Pdl e con il Pd mai» — Nuti aveva aperto all’ipotesi di cambiare con i democratici la legge elettorale, dando vita a un esecutivo con una mini agenda di governo su cinque punti. Uno scenario su cui si interroga in queste ore l’intero Movimento.
La tensione è palpabile soprattutto dalle parti di Palazzo Madama. Lì i cinquanta senatori rischiano di essere determinanti per la vita della legislatura e gli “intransigenti” non sono più maggioranza. Parecchi “dialoganti” non sono ostili a un’intesa con il Pd e ragionano ormai apertamente di un accordo di governo con i democratici. Quasi tutti, comunque, intendono evitare un precipitoso ritorno alle urne.
L’ostacolo più ostico resta quello di sempre: la fiducia. Gianroberto Casaleggio non vuole neanche sentirla pronunciare, ma per far nascere un “governo del cambiamento” è difficile ipotizzare percorsi alternativi. Eppure, confida un parlamentare, anche il Capo da un po’ non sembra pensare ad altro: «Grillo — spiega — deve inventarsi un gioco di prestigio per far nascere un nuovo esecutivo. Altrimenti i nostri elettori non ci perdoneranno di non essere intervenuti per abolire quello schifo di Porcellum…».


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