Il Csm apre un fascicolo sul giudice Esposito
ROMA — Il Consiglio superiore della magistratura, ormai a settembre, discuterà la pratica per un eventuale trasferimento d’ufficio del giudice Antonio Esposito. Così il giorno dopo, lui, il presidente della sezione feriale della Cassazione finito nella bufera perché ha parlato in un’intervista della sentenza Mediaset prima del deposito della motivazione, è molto cauto. E, in modo quasi accorato, si appella alle decine di giornalisti che lo chiamano o lo inseguono lungo i corridoi deserti della Suprema Corte di Cassazione: «La prego, non dica che ha parlato con me… Ho scritto un comunicato, si attenga a quello…».
E in effetti, il giudice Esposito inizia la sua lunga giornata dettando l’ennesimo comunicato alle agenzie che introduce un elemento nuovo. Il giornalista del Mattino, accusa l’alto magistrato, «ha fittiziamente inserito nell’articolo la domanda» sul processo Mediaset» che, «per come risulta dalla registrazione mandata in onda, non è stata mai rivolta al dottor Esposito».
Parla di sé addirittura in terza persona, il presidente della sezione feriale che ha giudicato colpevole Silvio Berlusconi. E continua ad accusare il quotidiano partenopeo di «aver manipolato il testo». Con «l’inserimento della domanda sul processo e specificatamente… il giornalista ha poi potuto affermare inveritieramente in prima pagina che il Presidente della Corte spiegava la sentenza…», consentendogli di «“sparare”, sempre in prima pagina — e questo era il suo vero fine — il titolo, a caratteri cubitali virgolettato (e, quindi, al dr. Esposito attribuibile) “condannato perché sapeva”». Una «smentita surreale» la definisce il direttore del Mattino, Alessandro Barbano.
Tutto questo è stato oggetto della lettera che il primo presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce, ha inviato al ministro della Giustizia dopo aver ascoltato a lungo il collega Esposito. La Guardasigilli Anna Maria Cancellieri, a questo punto, deciderà se avviare o meno l’azione disciplinare anche se questa strada sembra difficilmente percorribile.E anche la procura Generale della Cassazione, che «deve» avviare l’azione disciplinare se ci sono i presupposti, sembra muoversi con estrema cautela in attesa di vedere cosa succederà al Csm.
Il comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli, infatti, ha dato il via libera all’apertura della pratica presentata dai tre laici del Pdl (Palumbo, Romano e Zanon) che censurano l’intervista di Esposito come un atto «inopportuno» che, potenzialmente, ha potuto interferire sul lavoro del giudice relatore della sentenza, Amedeo Franco.
La pratica intestata a Esposito è finita alla prima commissione, presieduta da Annibale Marini, che propone al plenum i trasferimenti d’ufficio qualora venga accertata l’incompatibilità ambientale del magistrato «incolpato». La procedura è quella dell’ estrema urgenza. Ma, fa notare Marini, il Csm riprenderà i lavori il 6-7 settembre: «Sto contattando i componenti della commissione per vedere di stabilire una data». In ogni caso, quei pochi consiglieri presenti a Roma fanno notare che Esposito difficilmente rischia una sanzione disciplinare: al massimo, se la prima commissione lo riterrà incompatibile con il suo ufficio, andrà incontro a un trasferimento. Magari al civile o al massimario. Nulla di traumatico.
Non c’è fretta, dunque. Anche perché nei palazzi della magistratura (Csm, Cassazione, ministero di via Arenula) sembra essere passata una linea che punta a far calmare le acque. Non la pensano così i tre laici del Pdl che addirittura ipotizzano una violazione del segreto della camera di consiglio visto che la motivazione non è ancora stata depositata: «Che succede, per esempio, se il relatore non condivide quanto esternato dal suo presidente?». Per il capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani, questa contestazione apre uno scenario che dà spazio alla difesa per un ricorso alle Corti europee per la difesa dei diritti dell’imputato».
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