I contadini francesi e la battaglia delle uova

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PARIGI — Di fronte alla minaccia di tuorli e albumi a migliaia sull’asfalto delle autostrade, proprio nei giorni delle partenze d’agosto, il governo ha accettato di incontrare gli allevatori all’inizio della settimana prossima.
Intanto, da martedì scorso, i produttori bretoni gettano 100 mila uova al giorno: davanti a un supermercato Lidl (catena tedesca, non a caso) e agli uffici delle imposte, a Ploumagoar, Carhaix, Morlaix. Continueranno a farlo finché il governo non troverà una soluzione a quel che denunciano come un disastro economico, cioè l’abbassamento dei prezzi proprio nel momento in cui le nuove norme europee li costringono a investimenti molto onerosi.
Anche nella nuova crisi delle uova c’entra l’Unione europea, e purtroppo agli occhi degli allevatori nella parte del colpevole. Torna in azione la retorica dell’euroscetticismo, quella che secondo i sondaggi farà salire il Front National di Marine Le Pen a primo partito di Francia alle prossime elezioni europee del 2014.
Dopo anni di beffe sulla Commissione accusata di occuparsi del diametro delle capocchie di spillo e della forma delle banane, l’elenco delle supposte malvagità degli euroburocrati si arricchisce di un nuovo episodio, la disciplina della gabbia per galline.
In base a una direttiva entrata in vigore nel gennaio 2012, ogni animale deve vivere in una gabbia di almeno 750 centimetri quadrati dove poter «nidificare, grattare il suolo e appollaiarsi», e ogni gabbia deve essere dotata di «lettiera, trespolo e dispositivo per l’accorciamento degli artigli».
Misure di civiltà pretese dalle associazioni per la protezione degli animali, ma che hanno portato per esempio Nicolas, un produttore del dipartimento Côtes d’Armor, a spendere due milioni e mezzo di euro per ammodernare il suo allevamento di 100 mila tra polli e galline. «La direttiva europea ci ha costretto a spendere più di 20 euro ad animale, e l’anno scorso la produzione è calata tanto da incoraggiare altri operatori a entrare sul mercato. Quest’anno i prezzi sono crollati e ora ci ritroviamo con una sovraproduzione e le spese per le gabbie ancora da pagare».
Inoltre, il 19 luglio scorso la Commissione ha abolito i sussidi che finora venivano versati agli esportatori di pollo congelato (e i francesi ne erano i maggiori beneficiari), ricordando a tutti che la nuova politica di Bruxelles è fornire minori aiuti, e pretendere dai produttori maggiore capacità di adattarsi alle richieste di mercato.
In sostanza, gli allevatori bretoni sono furibondi perché si sentono perseguitati da Bruxelles e dimenticati da Parigi. Continueranno a distruggere dove capita 100 mila uova al giorno, ossia il 5% della produzione totale, per fare rialzare i prezzi e costringere il governo a trovare una soluzione che li salvi dalla bancarotta. Nel 2000 il surplus commerciale dei prodotti avicoli francesi era un miliardo e 200 milioni, crollato a 172 milioni nel 2012.
Stefano Montefiori


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