Grillo chiede a Napolitano il governo

by Sergio Segio | 17 Agosto 2013 8:09

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MILANO — Settembre sarà il mese della virata governista, per il Movimento Cinque Stelle. Accusati per mesi di non essersi voluti assumere la responsabilità di dar vita al “governo del cambiamento”, i grillini hanno deciso di ribaltare ottica e messaggio da far passare: non siamo noi a opporci a tutto, sono loro che non ci mettono alla prova. «Napolitano ci dia un mandato esplorativo, e vedrete che saremo capaci di radunare una nuova maggioranza attorno a cinque cose da fare», ne è convinto il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Per il M5S è anche una svolta pragmatica, perché si è pronti a riconoscere e anzi a sfruttare a proprio vantaggio il ruolo fortemente politico che il presidente della Repubblica ha ricoperto in questi ultimi mesi. L’analisi messa a punto dal “direttorio” grillino parte proprio dalle scelte che dovrà fare il Colle nelle prossime settimane: se concedere la grazia a Silvio Berlusconi, se negarla, oppure (la più remota) se decidere di non decidere e dimettersi. Nel primo caso, il M5S non si periterà e imbastirà una campagna per l’impeachment, la messa in stato di accusa proprio di Napolitano; nel secondo caso — è il ragionamento — il governo di Enrico Letta sarà finito. Ed è lì che «dovrà toccare a noi, visto che il Presidente non vuole che si torni alle urne. Un mandato esplorativo per capire se ci sono i margini di un accordo in Parlamento. Non ci rivolgeremo alle segreterie dei partiti, ma direttamente ai parlamentari, con cui già oggi ci confrontiamo spesso e anche proficuamente su dei singoli punti», spiega ancora Di Maio. Che non solo è il vicepresidente a Montecitorio, ma insieme al gruppo dei fedelissimi (Fico, Di Battista, Nuti, Morra, Crimi) sa incarnare e allo stesso tempo “moderare” i concetti espressi da Beppe Grillo sul suo blog. Tutto questo offrendo, magari, il ruolo di capo del governo a una personalità esterna al Movimento, un po’ come avvenne con il giurista Stefano Rodotà per la corsa al Quirinale. I cinque punti su cui i Cinque Stelle chiederebbero la fiducia in aula già ci sono: la riforma della legge elettorale; reddito di cittadinanza; abolizione dell’Irap; legge sul conflitto di interessi; taglio delle spese inutili «a partire da F35 e Tav e con l’introduzione di un tetto per gli stipendi dei supermanager ». Fantapolitica? Intanto nel giro di due-tre settimane il M5S presenterà la propria bozza di riforma delle legge elettorale. È ancora da definire nei particolari, ma sarà un proporzionale capace allo stesso tempo di garantire i margini per la governabilità.
Nel frattempo ancora scintille tra i grillini e la presidente della Camera Laura Boldrini. Con quest’ultima che — è l’accusa — spaccerebbe la convocazione in aula di martedì prossimo per una ripresa dei lavori fittizia, ad uso e consumo dei media. «Si annuncia la presentazione di un decreto- legge, cioè una cosa da due minuti, per poi riandare in ferie altri 16 giorni. Si convochino subito la capigruppo, le commissioni e il resto altrimenti sono tutte chiacchiere », attacca il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Fico. L’odg presente sul sito della Camera parla di “Comunicazioni del presidente”: la seduta servirà a incardinare il decreto sul femminicidio.

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