Governo sotto in Aula Slittano omofobia e risparmi sui partiti

by Sergio Segio | 8 Agosto 2013 6:53

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ROMA — Fibrillazione politica, il governo che va sotto due volte sulla giustizia nel «decreto del fare», che ottiene il via libera a Palazzo Madama. Mentre il Pdl tenta un blitz per alzare il tetto del limite all’uso del contante, ma l’aula del Senato respinge l’emendamento. Adesso il decreto torna alla Camera per la terza lettura che sarà votata definitivamente domani.
Ultimo giorno utile , visto che la Camera dei deputati chiuderà i battenti per 27 giorni e così slitta l’approvazione di due provvedimenti che il governo si era impegnato a varare entro agosto: il ddl sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e la legge contro l’omofobia. A Montecitorio l’Aula chiude il 10 agosto, e si riprende il 6 settembre. La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha stabilito che il provvedimento sui contributi ai partiti, andrà in discussione a partire dal 10 settembre, subito dopo il via libera al ddl costituzionale, anch’esso slittato, ma questo già lo si sapeva, (da licenziare entro il 9). Rinviata a settembre anche la legge sulla diffamazione a mezzo stampa.
Il rinvio del finanziamento ai partiti ha acceso nuove polemiche all’interno del Pd: «Hanno rinviato la discussione sul testo sul finanziamento ai partiti, penso che per il Pd sia stato un clamoroso autogol» ha detto il sindaco di Firenze Matteo Renzi, parlando alla festa del partito a Modena.
Durante la riunione dei capigruppo, il presidente dei deputati 5 Stelle, Riccardo Nuti, ha avanzato la proposta di procedere con una seduta fiume fra giovedì sera e venerdì, per trattare il ddl partiti, ma la richiesta non è stata accolta dagli altri capigruppo. «I parlamentari italiani sono già in vacanza — ha commentato Nuti — è evidente che non v’è alcuna volontà di affrontare uno dei provvedimenti maggiormente richiesti dai cittadini». Proteste anche dal vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio (M5S) per il susseguirsi di «effetti annuncio»: «A maggio c’era un titolo di giornale in prima pagina che recitava “Letta mette a dieta i partiti”. Si riferiva al disegno di legge per l’abolizione dei rimborsi elettorali ai partiti. Bene: non solo quel disegno non è mai stato votato, ma addirittura è stato rinviato ancora una volta, nonostante l’avremmo dovuto votare venerdì».
Stessa sorte per il provvedimento contro l’omofobia. Un rallentamento annunciato da settimane, in vista di nuovi emendamenti da presentare in Aula, per garantire la libertà di pensiero e di diffusione delle idee in rapporto al problema dei matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Per il deputato di Scelta civica Gian Luigi Gigli lo slittamento a settembre del voto «può essere una occasione preziosa per allargare il dibattito sui temi ancora controversi della libertà di coscienza, della libertà di insegnamento e di organizzazione interna degli enti di tendenza, e della salvaguardia delle attuali leggi sulla famiglia, sui minori e sulla procreazione».
È «profondamente sbagliata», invece, secondo il presidente di Gaynet Franco Grillini, la decisione di rinviare a settembre il voto, perché «si poteva discutere e approvare già questa settimana vista la disponibilità di alcuni gruppi politici, tra cui l’M5S, ad estendere i lavori fino a venerdì». Per Grillini «si è ceduto a chi chiedeva di far slittare la legge per una pausa di riflessione che in realtà dura da 20 anni».
Chiusura più breve a Palazzo Madama, dove i lavori del Senato riprenderanno il 2 settembre per le commissioni, e il 4 per l’aula. ma questo comunque ha provocato il rinvio dell’approvazione del provvedimento sul voto di scambio politico-mafioso (la riforma del 416 ter). Il testo è all’esame della commissione Giustizia, dopo l’allarme lanciato dai pm antimafia sul testo approvato alla Camera e i nuovi emendamenti presentati.
M.A.C.

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