“Generazione sandwich” il sacrificio per genitori e nipoti schiaccia le donne over 50

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LONDRA. Da una parte i genitori anziani, dall’altra i nipoti. E in mezzo la cosiddetta “generazione sandwich” di donne ultracinquantenni, lavoratrici, schiacciate sotto il peso di altre due generazioni al punto da essere spesso costrette a sacrificare la carriera dopo anni passati a costruirla. Come Jayne Thomas, 56 anni, di Bridgend, nel Galles: un lavoro presso il Consiglio della contea, due nipoti — Ieuan di sei anni e Isobel di quattro — da accompagnare tutti i giorni a scuola e una madre ottantaduenne affetta da demenza da accudire in casa. O come Lyn Juggins: «Sono così stanca da non vedere l’ora di sottopormi a un’operazione prevista da tempo, così almeno potrò riposare un po’». Lyn ha 59 anni: lavora a tempo pieno in una banca londinese, si prende cura della nipote di quattro anni Lola e ogni sera fa visita al padre ottantacinquenne che ha problemi di cuore.
Metà delle madri britanniche affida i figli ai propri genitori, ma il 36% delle nonne lavora a tempo pieno e il 25% ha anche un genitore anziano da accudire. Lavoro, nipoti, genitori: una “tripla mazzata” la definisce senza mezzi termini l’Istituto britannico di ricerca sulle politiche pubbliche (Ippr) nel suo ultimo
rapporto intitolato “Sandwich Generation”. Una “mazzata” ancora più pesante per chi non fa parte del 25% di nonne britanniche che guadagna oltre 44mila sterline (50mila euro) o più, ma di quei due terzi che ne guadagnano 25mila (circa 30mila euro). Chi ha un reddito elevato ce la fa, viceversa soccombe e rinuncia alla carriera per aiutare i figli diventati genitori.
Sono donne cresciute tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta che si sono destreggiate con fatica tra famiglie e lavoro per farsi strada. E ora vorrebbero aiutare le loro figlie a fare carriera. «Questa “generazione sandwich” deve lavorare per mantenersi o si prende una pausa per aiutare le figlie a riprendere la propria carriera dopo una gravidanza», spiega Dalia Ben-Galim, direttrice associata dell’Ippr. «Ma le donne sopra i cinquant’anni — prosegue — hanno difficoltà a ritrovare lavoro e spesso sono costrette a una pensione prematura ». Secondo i dati del rapporto, il 17% delle donne disoccupate si trova senza lavoro perché lo ha abbandonato per prendersi cura di un nipote o di un genitore. Sono in tutto 152mila, il doppio rispetto all’inizio della recessione
nel 2008.
Le soluzioni ci sarebbero: “l’aspettativa per le nonne” o “granny leave” che consentirebbe alle over 50 di lavorare in maniera flessibile per un periodo sino a due anni, come succede già in Germania, Belgio o Slovenia, senza perdere contributi o rischiare di perdere il lavoro. O la possibilità di trasferire sino a sei mesi di congedo parentale non solo al padre, ma anche ai nonni, soprattutto nel caso in cui la madre sia minorenne, apprendista o un genitore
single. Entrambe le ipotesi sono allo studio della “Commissione sulle donne anziane” del partito laburista che ha commissionato il rapporto e che vuole includere il “granny leave” nel suo prossimo manifesto elettorale. «Sarebbe meraviglioso», commenta Lyn Juggins. «Magari riesco a riposarmi senza dover finire in ospedale».


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