E ora godetevi l’olinguito “Darwin aveva ragione l’evoluzione non finisce mai”

by Sergio Segio | 17 Agosto 2013 6:48

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«QUANTI segreti ancora da scoprire sulla Terra » è il primo commento che esce dritto dal cuore al padre della scoperta, lo scienziato dello Smithsonian Kristofer Helgen. Abituato a vivere nell’ala dedicata ai mammiferi del museo di storia naturale di Washington, della quale è conservatore, il biologo si è lanciato ora in una spedizione nella foresta sudamericana. Tra il fogliame perennemente coperto di bruma, a oltre 1.500 metri di altezza, Helgen ha scoperto il nuovo animale. Per il biologo, l’incontro notturno a tu per tu con l’olinguito ha però un significato speciale: la conferma che «nel pianeta c’è ancora così tanto da esplorare».
Quante specie esistano sulla Terra è il primo dei misteri. Le stime variano tra 3 e 100 milioni. Il calcolo più plausibile parla di 8,7 milioni, di cui 6,5 sulla terra e 2,2 nel mare. Del conto non fanno parte virus e batteri, con i quali i numeri diventerebbero impossibili da maneggiare. Di tanta diversità, l’uomo conosce poco più del 10 per cento. Le specie classificate sono infatti 1,2 milioni. L’86% dei viventi che popolano la terra e il 91% di quelli che popolano il mare non hanno mai incrociato il nostro sguardo. E quand’anche le scoperte procedessero al ritmo attuale di 15-18mila specie all’anno, occorrerebbe circa mezzo millennio per completare la lista dei nostri compagni di avventura su questo pianeta.
La maggior parte dei nuovi aggiunti alla tassonomia animale sono ovviamente insetti (circa 2 milioni le specie stimate). Per questo la scoperta di un nuovo carnivoro oggi ha un sapore speciale. «Partire per una spedizione alla ricerca di nuovi esseri viventi non è così complicato, e può essere molto divertente» spiega Valerio Sbordoni, il biologo dell’università di Tor Vergata a Roma che insegna biodiversità ed è “padre” di circa 150 nuove specie. «Io sono specializzato in caverne e acque sotterranee. Ma una fauna sconosciuta può emergere anche nel primo zampillo, quando si scava un pozzo artesiano».
Quasi due scoperte su tre, almeno in Europa, non arrivano da scienziati, ma da semplici appassionati di coleotteri, farfalle o altri insetti. «E la scelta del nome è sempre un momento importante » prosegue Sbordoni. «Quando Giovanni Sala scoprì una nuova farfalla sull’Appennino emiliano la chiamò Parnassius Guccinii, vista la sua passione per il cantante. Stessa cosa fece Ferdinando Boero, che dedicò il nome della nuova medusa Phialella zappai a Frank Zappa. Lui lo invitò a casa sua e gli dedicò una canzone: Lonesome Cowboy Nando».
Il nome ufficiale scelto per l’olinguito è Bassaricyon neblina, perché vive nelle nebbie. L’aspetto curioso è che l’orsetto della foresta era già noto ai biologi. Lo zoo di Washington negli anni ‘70 ne aveva ospitato uno, ma nessuno si era accorto che quell’animale schivo aveva le sue buone ragioni per non volersi accoppiare. Non apparteneva infatti alla specie dell’olingo, con la quale era stato confuso. Helgen ebbe l’intuizione dieci anni fa, e oggi sulla rivista
Zookeys è riuscito a pubblicare i risultati delle sue esplorazioni. Le vie per le scoperte di nuove specie sono spesso bizzarre: tra le nuove conoscenze del 2013, tra l’altro, c’è un uccellino scovato in piena Phnom Penh e una farfalla notata da uno scienziato fra le foto pubblicate sul social network Flickr.

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